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Musica, l'sos delle case discografiche

Articolo di: Pier Giorgio Tegagni; pubblicato il 23/08/2004 alle ore 16:38:16.

Riuniti nel primo convegno nazionale, i discografici italiani lanciano l'allarme. E assolvono, in parte, il downloading da Internet: incide solo per l'1% sulle diffusioni illegali.

In parte aveva ragione il popolo della Rete, quello che per mesi ha rivendicato la possibilità di scaricare gratuitamente musica da Internet sostenendo come questa attività influisse relativamente (se non in modo sostanzialmente nullo) sulle vendite (o sulle perdite, a seconda dei punti di vista). In parecchi ricorderanno la pesante rappresaglia condotta dai colossi musicali americani contro i cybernauti dediti al peer to peer. Non che il downloading non faccia più paura- tant'è che si chiede comunque il polso duro-, ma stando all'sos lanciato ieri dalle case discografiche sembra proprio che i problemi reali stiano da tutt'altra parte: il dito è puntato su contraffazione, tasse e scarsità di incentivi.

Abbattimento dell'iva al 4%, avvalorata da una delibera comunitaria, quote per radio e televisioni riservate alla messa in onda di musica italiana, redistribuzione dei fondi Siae, abbattimento dei costi di distribuzione, opposizione dura al download gratuito della musica scaricata da internet, sono alcune proposte scaturite dal primo convegno nazionale contro la pirateria musicale, svoltosi al centro congressi di citta' della scienza a napoli. presenti come relatori i rappresentanti delle principali associazioni di categoria, come Caterina Caselli, responsabile della Sugar music, Enzo Mazza e Carlo Bixio, rispettivamente direttore generale Fimi e presidente dell'Afi. In platea anche Nino Buonocore, Enzo Gragnaniello, Manuel De Sica, i Ditelo voi, Epo, Enzo Nini e Piero Cassano dei Matia Bazar.

Tutti d'accordo sul fatto che la repressione della pirateria e' inutile se non accompagnata da uno sviluppo della cultura e della formazione dei giovani sul valore e sui costi della produzione musicale. Inoltre e' necessario l'abbattimento dell'iva che deve essere equiparata alle produzioni culturali. "Nelle poche settimane dell'entrata in vigore del decreto Urbani sulla pirateria - ha spiegato Mazza - si e' registrata una diminuzione del 30% del download da internet che e' un importante mezzo per la distribuzione legale di musica. Attualmente in Europa ci sono oltre 300 piattaforme per l'acquisto di musica on line, solo in Italia recentemente ne sono state attivate 4 nuove. Questo e' uno sviluppo che non si puo' limitare e per stare sul mercato i produttori hanno gia' diminuito del 7% il prezzo di vendita del cd al rivenditore".

"In Europa - ha sottolineato Bixio - la Francia ha riservato il 60% degli spazi musicali nella programmazione radio e televisiva alla musica di produzione nazionale e la Spagna ha autonomamente abbassato al 4% l'aliquota iva sulle produzioni musicali. Il settore e' in grande fermento e se l'Italia non si adegua rischia di rimanere fuori del mercato globale". Nelle statistiche sul fenomeno della pirateria audiovisiva si è evidenziato che il download da internet incide solo per l'1% sulle diffusioni illegali contro il 78% delle vendite dei cd contraffatti. Il picco di sequestri di cd si e' avuto nel 2002 con ben 2 milioni e 151 mila supporti sequestrati. Nel 2003 sono stati 1.282.000 i cd sequestrati. Anche gli arresti sono calati dai 1.400 del 2002 ai 993 del 2003.

Dall'analisi dettagliata del territorio nazionale, la Campania si conferma la regione dove si effettuano piu' falsificazioni con 395.824 sequestri di cd falsi. E' record in Campania anche per i sequestri di masterizzatori che nel 2003 sono stati 1.210. Il danno economico subito dalle case discografiche - secondo i dati diffusi- raggiunge i 4,2 miliardi di euro con una quota di evasione fiscale pari a 1,5 miliardi di euro. "Culturalmente il pubblico deve capire - ha aggiunto Caterina Caselli - che chi subisce i maggiori danni sono proprio i giovani esordienti. Come imprenditrice di una casa discografica indipendente dico che senza le entrate provenienti dalla vendita dei nomi piu' famosi, non si ha la possibilita' di dare spazio ai meno conosciuti".