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Musica e Pace: una conversazione con Agnese Ginocchio

Articolo di: ass.del2000PACE; pubblicato il 17/01/2005 alle ore 12:36:19.

Intervista a cura del prof. Peppe Sini (direttore del centro di ricerca della Pace di Viterbo) membro del movimento nazionale nonviolento.
Link all'intervista pubblicata su nonviolenti.org (14 gennaio 2005 )

Agnese Ginocchio

Musica e pace: un binomio sovente evocato; quali motivazioni e quali esempi per te hanno contato di piu' nel deciderti a valorizzare la tua attivita' di cantautrice al servizio dell'impegno di pace?

Musica e pace sono due poli che si attraggono; ma puo' avvenire anche il contrario, che si respingano. C'e' musica e musica in giro, quanti i messaggi, quanti gli slogan... talvolta essi possono indurre a scegliere strade ambigue, strade errate, strade perse, strade senza ritorno. Una musica per essere musica di e a servizio della pace deve avere innanzitutto una motivazione valida, deve scaturire da una persuasione autentica. Nascere dall'impegno e dall'esperienza in prima persona che si vive dentro e che poi si esprime fuori, nel quotidiano, attraverso gesti concreti. E' una scelta di vita innanzitutto.

Della tua propria esperienza di musicista per la pace, quali vicende ricordi con maggiore intensita'?

Sono diverse le situazioni che mi vengono in mente. Quelle che per me acquistano piu' risalto e valore sono le esperienze di strada, in cammino con la chitarra in spalla, incontrando mille volti, timidi, curiosi, a volte anche indifferenti, ma con cui e' sempre nato uno scambio. Le esperienze piu' belle sono le marce per la pace. Quando il tempo mi consente di camminare e di marciare (perche' molte volte sono costretta a tagliare il percorso proprio per le prove di musica per cui devo trovarmi nella piazza d'arrivo molto tempo prima che arrivi il corteo) lo faccio con molta gioia, anche perche' durante la marcia si parla, si fa amicizia, si fa comunita'. Dopo l'ultima Perugia-Assisi (che percorsi solo in parte, sempre per lo stesso motivo) l'anno scorso ho partecipato alla marcia Benevento-Pietrelcina organizzata dalle Acli: percorsi senza volerlo ben 14 chilometri, non avrei mai immaginato di essere potuta arrivare a tanto, considerando anche il mio fisico esile e che prima di partire avevo gia' cominciato a cantare nella piazza di ritrovo del corteo e mi aspettava all'arrivo sulla montagna di Pietrelcina il concerto finale. Altre esperienze molto belle con i missionari comboniani di Castelvolturno e di Casavatore, che io chiamo "gli incatenati" per una serie di azioni dirette nonviolente, fra cui quella di essersi incatenati notte e giorno per alcune settimane davanti alla prefettura di Caserta per protestare contro la legge Bossi-Fini e i veri e propri rastrellamenti da essa previsti, che durante le settimane precedenti le forze dell'ordine avevano messo in atto proprio sul litorale Domizio di Castelvolturno, ove i missionari comboniani vivono, operano e si battono ogni giorno per la difesa dei diritti degli immigrati. Con loro e con gli stessi immigrati ho condiviso molte esperienze, comprese le catene che ho portato sulle spalle, ma soprattutto e anche in relazione alla musica. Molte volte ho cantato per la pace con la mia chitarra davanti ai volti di centinaia di immigrati e dei comboniani di Castelvolturno: ricordo in particolare il sit-in davanti a Montecitorio cui parteciparono anche padre Alex Zanotelli e diverse altre personalita'; un'altra volta a Napoli davanti alla prefettura, ove da diversi giorni un altro gruppo di immigrati stava facendo uno sciopero della fame e della sete per chiedere al prefetto il diritto del permesso di soggiorno. E' incredibile la loro spontaneita', nel vedermi arrivare con la chitarra si animarono e mi sorrisero subito, non sembravano affatto stanchi e affamati, cominciarono a cantare, a battere le mani, solo perche' avevo voluto dedicare loro un po' del mio tempo, un gesto di solidarieta'. Sono rari nel nostro paese i gesti solidali nei loro riguardi, anzi subiscono sfruttamento e discriminazione, vengono gettati senza alcuna pieta' nelle gabbie dei Cpt e trattati come malfattori. Ma io dico che queste persone sono migliori di tanti ambigui occidentali che dentro hanno il cancro del potere e della corruzione. Altre esperienze sono state anche a Roma lungo i cortei per la pace, e ritornando sempre a Napoli (che e' la mia terra) quando cantai durante lo svolgersi di una marcia anticamorra nel quartiere Forcella, martoriato da agguati e stragi che continuano a susseguirsi come una maledizione senza fine. In quella circostanza chiesi ad alta voce alla gente, partendo proprio dalle parole della canzone, di unirsi, di mettersi insieme, di uscire dalla paura, reagire, e vincere la violenza attraverso azioni nonviolente, forme di solidarieta' e percorsi educativi alla pace, perche' ogni essere umano ha il diritto di vivere, di realizzare un proprio sogno, di sperare in un futuro di pace e non di guerra e devastazione. Subito a quelle mie brevi parole segui' la risposta della gente che mi fece un forte applauso spontaneo e sincero; avvertii in quella risposta il desiderio profondo del cambiamento.

La tradizione dei e delle folk-singer, da Woody Guthrie a Wolf Biermann, da Joan Baez a Violeta Parra, si e' frequentemente fortemente intrecciata con le lotte popolari per i diritti e la pace, contro l'ingiustizia e per la solidarieta', per la rivendicazione della dignita' umana di tutti gli esseri umani. Cosa significa per te collocarti in questa tradizione?

Collocarmi in questa tradizione significa aver fatto la scelta di cantare per la pace, la pace che richiama la giustizia, giustizia che richiama la liberta', liberta' che richiama la speranza, speranza che richiama l'amore, amore che richiama la solidarieta', e cosi' via; la scelta di cantare contro tutte le guerre, le bombe, le armi, le ingiustizie, il razzismo, le discriminazioni, l'odio, l'indifferenza. Fa tremendamente male assistere allo spettacolo dell'ingiustizia. E allora che fare? Allora forza con le lotte nonviolente, le azioni dirette popolari. Ce ne vogliono, e tante. Boicottiamo questo sistema di morte, facciamo sentire la nostra voce, attiviamoci con i nostri mezzi, le nostre risorse interiori: per me uno dei modi e' quello di cantare per la pace, la giustizia e la legalita', per un altro sara' lo scrivere, per un altro ancora sara' un modo ancora diverso, e cosi' via. Risvegliamo le coscienze, c'e' bisogno di cambiamento per liberare la pace e costruire la giustizia. Ogni giorno sono consapevole di questa scelta, cammino per la mia strada ove incontro tanta gente, porto sempre con me addosso e ben visibile agli occhi di tutti il mio segno esteriore, come una vera e propria disciplina che mi fa camminare con austerita' ma anche con molta spontaneita': la sciarpa o lo straccio arcobaleno.

La scelta della nonviolenza, una scelta esigente, una scelta a nostro comune avviso necessaria. Cosa significa per te? Quali sono stati i punti di riferimento, le vicende storiche e le occasioni esistenziali che ti hanno portata ad accostarti alla nonviolenza, a diventare, per usare la bella formula di Aldo Capitini, una persona "amica della nonviolenza"?

C'e' un'alternativa allo "scontro di civilta'", quest'alternativa consiste proprio nello scegliere la strada del dialogo e della nonviolenza come unica via di pace e di soluzione ai problemi del mondo. Il primo ad avercela trasmessa e' stato Gesu', profeta e principe della pace e della nonviolenza, attraverso il comandamento dell'amore: "Ama il prossimo tuo come te stesso", e ancora: "Non fare ad altri cio' che non vuoi sia fatto a te". Proseguendo nel corso dei secoli tante persone hanno adottato a loro volta questo metodo segnando la storia: Francesco d'Assisi, Mohandas Gandhi, don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, don Peppino Diana, don Tonino Bello, e il grande maestro laico dell'Italia: Aldo Capitini... ma ce ne sono ancora tante e tanti altri. La nonviolenza e' la strada che si dovrebbe adottare in ogni ambito, come unico mezzo per la soluzione ai problemi. Si dovrebbe adottare nelle istituzioni e nella politica soprattutto, che mai come in questo momento e' cosi' ambigua, sterile, contraddittoria e vuota; la politica-a parte qualche eccezione-che dovrebbe essere un servizio disinteressato svolto per il bene comune. La nonviolenza e' la strada amichevole e giusta, equa, sobria e solidale; e' il metodo che ci ha lasciato in eredita' Aldo Capitini, ove si riscopre il vero volto non solo della politica, ma anche dalla societa' civile. La nonviolenza ci insegna ad amare ed avere rispetto per l'essere umanoe per la natura,induce alla riscoperta di se stessi e dei propri talenti naturali come valori fondamentali che messi al servizio del bene comune portano un gran beneficio e una rinascita generale. La nonviolenza e' una disciplina che arricchisce e nobilita la persona, la induce alla sensibilita', all'equilibrio. Rivolgo l'invito a scegliere questa strada come alternativa al male sociale soprattutto ai miei compagni di viaggio, i giovani del Duemila: un altro mondo e' possibile, ma dipende dalla rete che si tesse con pazienza , tramutare il nostro sogno in realta'. La mia scelta della nonviolenza e' anche la lotta interiore, la capacita' di saper vincere il male con il bene attraverso prove, azioni, resistenze che ci mettono in continua discussione, trasformando le vecchie abitudini in nuove idee e forme di solidarieta', di apertura verso il mondo, le persone e la natura che ci circonda. La mia scelta di essere amica della nonviolenza e' nata anche dall'aver scelto la pace come compagna dei miei giorni. E' emersa in seguito a percorsi e cammini che ho approfondito dentro di me, attraverso esperienze anche in campo musicale, attraverso la conoscenza e l'incontro di tanta gente, tante testimonianze. Una molto vicina e' stata quella di Rachel Corrie, giovane pacifista americana schiacciata da un bulldozer militare israeliano mentre si interponeva con una azione diretta nonviolenta per impedire l'ennesimo abbattimento delle case dei palestinesi. La storia di Rachel mi colpi' e mi segno' profondamente. Ho conosciuto i suoi genitori qui in Italia all'inaugurazione del Centro per la pace e la nonviolenza dedicato proprio a Rachel, a Ovada, vicino Alessandria. Alla giovane Rachel, martire di pace e nonviolenza, ho dedicato una canzone che porto in giro. Abbiamo cominciato questa conversazione parlando del binomio musica e pace. Vorrei concludere con un elemento in piu' passando da un binomio a un trinomio: musica, pace, nonviolenza, tre elementi che sono perfettamente collegati fra loro. La musica e' la mia vita, la pace il mio ideale, la nonviolenza la mia disciplina, l'equilibrio e il percorso sulle strade della vita...

Il sito ufficiale di Agnese Ginocchio: www.agneseginocchio.it