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Radiodervish: Beyond the Sea, suggestive storie di mare tra immaginario e realta' (intervista)

Articolo di: Gian Luca Barbieri; pubblicato il 01/12/2009 alle ore 18:34:02.

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I Radiodervish sono una delle realta' piu' interessanti di quel fenomeno variegato, metamorfico e ricco di suggestioni denominato world music. Li abbiamo intervistati in occcasione dell'uscita del loro nuovo album ''Beyond the Sea'', lavoro scaturito da quella Babilonia dell'anima dalla quale i Radiodervish provengono e alla quale continuamente si riferiscono.

Radiodervish - Beyond The Sea - cd cover

I Radiodervish sono una delle realtà più interessanti di quel fenomeno variegato, metamorfico e ricco di suggestioni denominato world music. Attraverso dischi importanti come Centro del mundo, Simurgh e Lingua contro lingua hanno svolto un percorso estremamente coerente giocato su una sostanziale continuità di scelte estetiche, abbinato però ad una continua ricerca di percorsi stimolanti e creativi.

Ora hanno pubblicato con Il Manifesto la loro ultima opera, Beyond the Sea. Ne abbiamo parlato con Michele Lobaccaro, il contrabbassista del gruppo.

Una domanda preliminare: da dove proviene il vostro nome, Radiodervish? Cosa significa?

È nato dalla sovrapposizione di due nostre passioni: il fascino per la radio e l'interesse per i sentieri sufi.

Quali modificazioni ha attraversato la vostra musica, quindi come è cambiata la vostra poetica, a partire dagli esordi per giungere al vostro ultimo disco, Beyond the Sea?

Che domandona!! Ci vorrebbe un libro per raccontare i percorsi che abbiamo frequentato nei diversi album, e non so se alla fine risulterebbe così interessante. Posso dire che lo sforzo costante è stato quello di fare di ogni pezzo del nostro cammino un momento di sperimentazione per vedere cosa può prodursi dall'incrocio tra culture appartenenti a mondi molto differenti.

Una domanda per voi sicuramente banale, meno per chi vi ascolta non conoscendovi personalmente: com'è possibile una sintonia così perfetta tra due autori di culture anche musicali tanto diverse come te e Nabil Salameh? In altre parole, in che modo si sintonizzano il sentire e il modo di concepire la musica di due persone che provengono da tradizioni tanto differenti? Cosa ha assorbito ciascuno di voi dall'altro e a cosa ha dovuto rinunciare, o cosa ha dovuto modificare?

Credo che buona parte della nostra possibilità di fondere i nostri universi sonori stia nel fatto che prima di cominciare a suonare insieme abbiamo condiviso tutto con l'amicizia e questo ha, probabilmente, prodotto un canale di comunicazione privilegiato ed ha rafforzato la convinzione che è possibile costruire un identità artistica interessante se si è disposti ad un incontro autentico nel quale si dia vita ad un dialogo nel quale perdere parti di sé per guadagnare nuove visioni.

La parola poesia è la prima che si affaccia alla mente di chi ascolta i vostri dischi. Come intendete questo concetto, in relazione alla vostra musica e anche più in generale?

Quando componiamo un testo, da soli o insieme, abbiamo spesso un approccio immaginifico. La combinazione musica e parole deve generare immagini che parlano al cuore e alla mente. Solo se si produce quest'effetto allora il testo ha un senso per noi. Dopo di che su un piano generale le poetiche sono varie e ci piace frequentarle e godere delle diverse sfumature.

L'idea di usare tante lingue diverse nelle vostre canzoni è sicuramente un'idea interessante. Viene però da chiedersi se la comprensione dei testi non è ritenuta indispensabile, dato che l'ascoltatore italiano non capisce l'arabo e viceversa (e così l'inglese, il francese ecc.). Si tratta di una questione fondamentale, dato che la bellezza dei testi e delle storie narrate richiederebbe la loro comprensione. Come spiegate questa almeno apparente contraddizione?

Il multilinguismo delle nostre canzoni ha diverse ragioni di esistere, a partire dalle nostre biografie, l'essere cresciuto Nabil in un Libano plurilinguistico ed io in una Ventimiglia dove francese e italiano si mescolano con naturalezza. In più ne abbiamo fatto un terreno di ricerca per far scaturire, a volte, proprio dall'incrocio tra lingue e suoni diversi una poetica altra. I nostri lavori hanno bisogno di essere compresi su più livelli non solo su quello letterale, per cui non credo che l'ascoltatore debba essere necessariamente capace di decifrare tutto per poter apprezzare le nostre canzoni. In particolare in Beyond the sea volevamo che le storie che il mare ci ha raccontato avessero il suono della lingua contaminata dei marinai che si incontrano nei porti del mediterraneo.

I personaggi che vivono nelle vostre canzoni provengono da un lato dalla realtà, dall'altro dalla letteratura. Come si incontrano queste due sfere narrative?

Ci piace sottolineare con le nostre canzoni i momenti in cui la letteratura nutre la realtà e viceversa. Sono sfere complementari che se ben dosate possono dare senso e nuove chiavi di lettura per leggere il mondo ed i personaggi che lo vivificano.

Un'ultima domanda extra-musicale: come mai, a vostro parere, le diverse culture riescono a dialogare perfettamente nella musica e tra i bambini e, al di là degli studi sociologici e statistici, questo incontro è nei fatti molto più difficile tra gli adulti?

Probabilmente quel gioco dell'abbandonare parti di sé per lasciare spazio a nuovi punti di vista è un qualcosa che sanno fare meglio i bambini e, in generale, le persone orientate a crescere.

Video: Beyond the Sea (Myspace)

Radiodervish: Sito Ufficiale - Myspace.