Fabrizio Coppola: Una vita nuova
Articolo di: Alberto Barina; pubblicato il 01/12/2005 alle ore 21:07:21.

Artista: Fabrizio Coppola
Album: Una vita nuova
Etichetta: Novunque/Self
Data di uscita: Ottobre 2005
Rock d’autore che sembra risentire delle influenze del sound di gruppi come i Nomadi e che racchiude tutto l’amore e l’ammirazione per i grandi nomi del buon cantautorato nostrano: Bubola, De Gregori, Finardi.
“Una vita nuova” è il titolo dell’album di questo giovane cantautore, che propone 14 rock-ballads musicalmente omogenee, compatte, a tratti forse un po’ ripetitive, ma che decisamente convincono (e convincono davvero molto) soprattutto per l’aspetto testuale.
Linguaggio semplice, limpido, consapevole, efficace, quotidiano, come quotidiane sono le storie, le emozioni che ci racconta e che davvero Coppola riesce a descrivere senza sbavature, senza banalità, senza nessun cedimento, dall’inizio alla fine.
Credo che il vero punto di forza di questo lavoro stia dunque proprio nei testi, dai quali emergono nitidamente figure di emarginati che vivono ai bordi della strada (“Cerco ancora di te”), ma metaforicamente emarginati ed esiliati anche dalla vita, dai sentimenti, oppure storie di detenuti (“Il migliore”), sullo sfondo di una città (Milano) alienante, estranea, dove la vista del cielo è deturpata dai palazzi di vetro e cemento, dove le luci al neon irrompono nella notte e che Fabrizio ci descrive come pochi fino ad ora hanno saputo fare (“La città che muore”, “Il cielo su Milano”).
Milano è dunque la madre, il contenitore, dove sono ambientate ingrigite esistenze, ingrigite emozioni, ingrigite inquietudini, ingrigite indifferenze.
Ma la sorpresa sta anche nel ritrovare, come un leitmotiv, alcune immagini precise che si ripetono frequentemente all’interno dei vari brani, come fossero un’ossessione (e probabilmente lo sono o lo diventano): è interessante, ad esempio, il ripetersi dell’immagine delle gambe, oppure l’idea del cadere verso il basso, oppure ancora dell’acqua che trascina corpi; immagini perturbanti, alla stregua di freddi incubi.
L’aria che si respira è dunque carica, densa di dolore, di rabbia implosa, di solitudine che sembra portare all’’asnnichilimento che sembra portare all' il ripetersi dell' come fossero un'sistenze, irrompono nella notteento dall'nnichilimento personale eppure non manca una speranza di fondo che ancora però è una luce debole, travisata da vite che corrono in fretta, che non si fermano, che travolgono tutto.
Uno dei brani più orecchiabili è sicuramente: “Radici”, nel quale prende forma la storia di una ragazza suicida. “Una piccola fiamma” e “1973” sono invece due brani che ripercorrono attraverso i ricordi, frammenti di vita personale e familiare dello stesso Fabrizio.
“…Tutti vogliono una vita nuova, tutti cercano una vita nuova...”, ma la realtà che ci circonda ci rende impotenti, inermi, forse incapaci di pensare che prima o poi possa esplodere la gioia, ma la gioia, la felicità, la libertà, la speranza sono dei diritti che non ci possono essere negati, in fondo non chiediamo niente di speciale, ma solo un piccolo dolore che ci faccia sentire normali…e non ci faccia più cadere giù. Parole anzi, parola di Fabrizio!!!
- Tutto resta uguale
- Non ci sei più
- La città che muore
- Cerco ancora te
- Non mi aspetto niente
- Esplode la gioia
- Dove l’acqua muore
- Una vita nuova
- Il migliore
- Radici
- Una piccola fiamma
- Il cielo su Milano
- Il dolore che non hai
- 1973
Sito internet: www.fabrizio-coppola.net
Un ringraziamento particolare per la gentile collaborazione ad Alessandro Cesqui di www.novunque.it
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