Franco Battiato: Apriti Sesamo (recensione album)
Articolo di: Alberto Barina; pubblicato il 04/02/2013 alle ore 11:50:12.

Il ventottesimo album di Franco Battiato contiene dieci brani tra pop, musica operistica e canzone d'autore, che si svelano ad ogni ascolto.

Autore: Franco Battiato
Album: Apriti Sesamo
Etichetta Discografica: Universal Music Italia
Data di uscita: 23 ottobre 2012
La prima delusione (l'unica in realtà) di questo disco è la copertina: per un po' di tempo è serpeggiato in internet, prima dell'immissione sul mercato (non si sa da parte di chi, forse da parte di qualche grafico buontempone esperto in depistaggi discografici), una copertina diversa, dove si vedevano due persone belle in carne di spalle (presumibilmente turisti) che osservavano una colonna di fumo uscire dal mare o da un'isola in lontananza: come una sorta di vulcano marino sotterraneo che si risveglia. Lo confesso, quella copertina mi piaceva molto di più, ma soprattutto si faceva più evocatrice di atmosfere (anche se comunque all'interno del booklet non mancano due belle foto di un cielo che piano si dirada e si apre come un occhio lasciando filtrare la luce del sole).
Cover a parte, affrontare la recensione di un disco di Battiato è sempre un pericolo, è un campo minato, un pozzo di San Patrizio, perché le cose da dire sono tante, ci trovi citazioni ad ogni "piè sospinto", ed ogni cosa, ogni immagine, può apparire per il suo esatto contrario.
Da dove si può cominciare per demolire il "mostro sacro" di Battiato? Io proporrei un gioco, immaginando queste sue nuove canzoni come se fossero scritte e cantate da altri artisti... "per vedere di nascosto l'effetto che fa" (diceva qualcuno). Mi piacerebbe vedere cosa accadrebbe se un pinco pallino canterino qualsiasi, cantasse versi come "Eri come me/ma io non ero con te", oppure "Quand'ero giovane andavo a letto tardi"... siamo proprio sicuri che saremmo disposti ad acquistare l'eventuale disco? Siamo proprio sicuri che non faremmo almeno una faccetta un tantino schifata? Eppure questi sono testi di Battiato (e forse a lui si può o si deve perdonare tutto, anche dei versi che forse con un po' di fantasia chiunque avrebbe potuto - o saputo - scrivere senza scomodare Manlio Sgalambro).
Ciò non significa che il disco non convinca anzi, si apre come meglio (Sesamo) non si può, con un brano ricco di suggestioni poetiche che odora del misticismo di S. Teresa d'Avila: "Un irresistibile richiamo", che per intensità musicale ed emotiva sembra essere una seconda "E ti vengo a cercare" vent'anni dopo.
Chissà in quale girone avrebbe cacciato Dante il nostro Battiato, sentendolo citare e per di più storpiare: "Fatti non foste a viver come bruti..." in "Testamento" (altro bel brano ad onor del vero); citazione dantesca che a sorpresa, come un folletto, ti si piazza davanti nel bel mezzo del cammin... del testo e che sembra essere messa li un po' a fare la "maga circe" della situazione, a fare bella mostra di sé, se poco sopra, nel medesimo brano... la minzione odora di asparagi: "L'odore che davano gli asparagi all'urina"; in realtà quest'ultimo, un verso di piccola genialità che avrebbe fatto forse la fortuna di qualche poeta scapigliato o futurista di inizio '900 e decisamente molto più appetibile della metrica dantesca.
"Quand'ero giovane", brano che ci ricorda un Battiato stilisticamente anni '80 e che una musica un po' più ricercata (quella che solo il maestro sa fare), avrebbe saputo risollevare da un testo effettivamente privo di grandi slanci lirici e un po' banale, condito di dancing della Lombardia, parchi Ravizza e Monumentale. Avremmo preferito magari un rifacimento... dell'uva passa che da meno calorie.
"La polvere del branco" e "Il serpente", sono in realtà i brani più innovativi, pur rimanendo legati allo stile "battiatesco" e che puntano il dito sulle nostre miserie umane: non siamo altro che milioni e milioni di ombre che vagano nel nulla, affascinati e sedotti dal "dio denaro".
Il brano "Aurora" è tratto invece da un testo di un poeta arabo-siciliano, ma la musica troppo ritmata che lo accompagna ne affievolisce l'intensità poetica, rendendolo quasi un brano che passa via inosservato senza grandi slanci emozionali.
"Apriti sesamo", brano di chiusura che intitola l'intero lavoro e considerato bonus track (ahahahahahah!!!), ricorda uno stile alla "Shakeleton": narrativo-recitativo e che musicalmente cattura creando un piccolo incanto proprio come le favole di Sherazade; nonostante il testo presenti una clamorosa cacofonica ripetizione poco musicale, da penna blu o rossa (ma chi ci dice che pure questa non sia voluta): "Quando i ladri si allontanarono al galoppo/ed erano ormai lontani" (perdoniamolo!)
Ma cos'è dunque, o quale è la formula magica che apre la porta?, cosa c'è¨ al di là di quella porta? Non sembra essere esattamente l'apertura che conduce alla ricchezza di "orci di vino pregiato e di tappeti di Bukara", oltre quella porta si cela comunque il mistero, il buio, il non conosciuto, l'ignoto, un benessere effimero, la morte, che sembra essere una sorta di fil-rouge richiamata più volte nei vari brani. E' interessante notare infine, come ad una attenta lettura di ogni testo, ci sia il riferimento o ci sia qualcosa che ad un certo punto suggerisce un'apertura fisica, concettuale, risolutiva. Il disco si fa dunque più sottile di quello che inizialmente lascia presagire e si fa amare poco per volta, in fondo il segreto delle formule magiche - e i relativi esiti - si svelano poco a poco.
- Un irresistibile richiamo
- Testamento
- Quand'ero giovane
- Eri con me
- Passacaglia
- La polvere del branco
- Caliti Junku
- Aurora
- Il serpente
- Apriti sesamo
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