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Mario Benetti & Mele Spinte: Grandi storie di un piccolo mondo

Articolo di: Alberto Barina; pubblicato il 20/12/2005 alle ore 18:29:09.

Mario Benetti & Mele Spinte: Grandi storie di un piccolo mondo

Artista: Mario Benetti & Mele Spinte
Album: Grandi storie di un piccolo mondo
Etichetta: Discopiù/Universal
Data di uscita: Novembre 2005

“...Questa che ti do è l’opportunità per vedere finalmente dove va la musica, quando finisce il suono...”

Vi è mai passato per la testa di recarvi per curiosità in un ristorante cinese per assaggiare il brodo con la coda di castoro? E di esserne successivamente cacciati in malo modo dal cuoco, solo perché vi siete azzardati a guardare le tette di sua moglie-cameriera “pechinese”? Vi è mai capitato che vostra moglie non sappia cogliere la differenza tra le viole e l’insalata? Vi è mai successo che nel bel mezzo di una partita di scopa...il fante di picche trovi di meglio se non “ciularsi” la regina?

E dite la verità, quante volte abbiamo pensato ai biblici Adamo ed Eva, alla cacciata dal paradiso, al serpente tentatore ma, nessuno, dico nessuno, ha mai pensato alla mela, alla buona, cara, dolce, povera, innocente mela, spinta suo malgrado, in men che non si dica, nel baratro del peccato, del vizio e trasformata per via di un morso che ha cambiato il corso della storia, da innocuo frutto, alla stregua di un frutto “carnale e libidinoso”. Ed infine avete mai pensato che il vostro pesce rosso potrebbe anche avere “i bal che par le pigne del cucù” a forza di nuotare e di girare dentro la sua boccia di vetro piena d’acqua?

Beh! Vi conviene cominciare a pensare che certe storie accadano davvero...almeno in una piccola parte di mondo, in una piccola fetta di terra compresa tra la bassa milanese e le valli dell’oltrepò pavese, tra le cascine, i campi e il grigio “nebiun” dei giorni invernali. Mario Benetti viene da lì e porta con sé, estraendo dal suo baule, come dal cappello di un prestigiatore, tutta l’allegria, la vivacità, la spontaneità, tutti gli ironici accostamenti tipici della parlata dialettale (così vicina al linguaggio del Porta)...anzi, in questo caso, cantata dialettale, che però sa fondersi anche con la “modernità” della lingua italiana, che qui sembra utilizzata come un folletto, disturbatore e demistificatore, che zompetta qua e là e che appare, quando meno te lo aspetti, all’interno dei testi.

Mario rivendica fortemente l’attaccamento alla sua terra, alle origini della sua famiglia ed è un piacere leggere i suoi ricordi di “cucciolo”... “quand’ero cucciolo io vivevo in cascina, una realtà stupenda collocata in mezzo ai campi del sud Milano, passavo le mie giornate sui fossi a caccia di rane, a saltare dal fienile sopra il carro del fieno, a costruire capanne sulle piante o in mezzo ai campi a scavare buche nel terreno fingendo di cercare qualche tesoro nascosto, senza rendermi conto che il vero tesoro erano proprio quegli anni, gli anni che avevo allora [...]”

Eccole, dunque, le sue grandi storie di un piccolo mondo, le grandi storie che fanno rimanere cuccioli, apparentemente forse un po’ strampalate eppure così veritiere, in grado di farci sorridere, divertire, che ci intrattengono come nelle dimenticate “veglie di stalla” e che testimoniano quanto sia importante mantenere vivo il filo dei ricordi, in questo nostro mondo troppo tecnologico che tutto travolge in nome di un benessere che appiattisce e non riconosce più valori, principi morali e non contempla forse nemmeno più il sano gusto di una risata attorno ad un buon bicchiere di vino in osteria...

A proposito di osterie, pare che un altro personaggio messo in scena da Mario, in questo simpatico circo musicale, abbia molto da dire a tal proposito, è “Don Buna Lögia”...”che prega che sambuca interceda per sangria”...AMEN!

11 brani che musicalmente spaziano da ritmi folk-country (“Final de scupa”) al jazz (“Anguilla Matta”, “La barca dei miragg”) al reggae, talvolta con sfumature più rock (“Mele spinte”), talvolta con tonalità più melodiche (“Generale inverno”), per giungere alla lenta, poetica e malinconica “Ninna nanna del contadino”, l’unico brano interamente cantato in italiano e che ancora una volta ci fa capire come il ritmo della vita dei contadini fosse un ritmo inesorabilmente più lento (oggi così incomprensibile) scandito e legato al trascolorare delle stagioni, alla raccolta dei frutti che la terra poteva offrire.

Vanno sottolineate anche le belle immagini e la cura nella realizzazione grafica della confezione digipack del cd. Insomma, queste “Mele spinte” invitano ad essere mangiate, quantomeno mordicchiate, con la certezza che non saremmo cacciati da nessun paradiso ma semmai, come gli specchi per Alice nel paese della meraviglie, ci consentiranno di fare ingresso in un piccolo mondo carico di fascino e di storie da raccontarci e tramandarci che so, magari la sera attorno ad un camino.

Tracklist:
  1. Intro
  2. Risturant cines
  3. Anguilla Matta
  4. Final de Scupa (al bar Genio cuntra el Rino Cervelé)
  5. Ninna nanna del contadino
  6. Mele spinte
  7. El sacocia
  8. Péss russ
  9. Generale inverno
  10. Don Buna Lögia
  11. La barca dei Miragg

Sito internet: www.melespinte.it

Un ringraziamento per la gentile e cortese collaborazione a Lino Dentico di www.udpdiscopiu.com