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Mario Castelnuovo: Com'erano venute buone le ciliegie nella primavera del '42

Articolo di: Alberto Barina; pubblicato il 20/12/2005 alle ore 18:37:21.

Mario Castelnuovo: Com'erano venute buone le ciliegie nella primavera del '42

Artista: Mario Castelnuovo
Album: Com'erano venute buone le ciliegie nella primavera del '42
Etichetta: Rai Trade/Edel
Data di uscita: dicembre 2005/gennaio 2006

“...E fa che, infine, più che il diritto delle cose possa il rovescio commuoverci, almeno, come se morire fosse la vita indossata al contrario...”

Dopo aver ascoltato anche questo nuovo cd di Mario Castelnuovo, sono sempre più convinto che la sua musica non appartenga a questo mondo, lui è un uomo che viene da lontano, è un uomo d’altri tempi, un signore dell’800 sperduto nel duemila [NDR], un perpetuo camminatore, poeta e viaggiatore musicale ...un uomo di ieri... ma con delle possibilità...(come recitavano i versi di una sua canzone), un uomo ed un artista con delle belle possibilità, anzi realtà, musicali.

Io me lo immagino come un cantastorie, un menestrello medioevale che gira per le piazze e per le corti intrattenendo il popolo, cortigiane e sovrani con la sua... compagnia d’arte scenica viaggiante, giusto per citare il titolo di una delle sue più recenti canzoni incluse in questo lavoro. Le sue canzoni sono acquerelli, barchette di carta che imperturbabili sfidano mille impetuose tempeste e tornano sempre sane e salve al porto, a riva e che nel contempo sanno essere così ricche di emozioni forti ed uniche.

Una voce timida, discreta e leggera che non si confonde al chiasso radiofonico, alla malizia dei mass-madia in generale, ma che paradossalmente si sopraeleva, annunciando che stanno suonando un valzer in qualche parte del mondo (“Radio Valzer”) ed è proprio da qui, in una non meglio precisata parte del mondo, che comincia il viaggio nel canestro musicale dei dolci frutti che questa volta ci offre Mario.

Come per i migliori naviganti della vita, si inizia con una dolce preghiera... per scongiurare tutte le burrasche: “L’avemaria di un clown”...ma i clown siamo noi, poiché... “come in tutte le guerre, a morire, siamo sempre gli stessi...”, un testo dai risvolti così attuali che, proprio a causa degli “scempi e degli incantesimi della contemporaneità”, in “Che ora è”, ci ritroviamo invece di fronte ad un amore... “durato tutta una vita senza iniziare mai...”.

Bella quanto intensa “Piccolo giudice”, la storia narrata in prima persona di un giudice antimafia che scende da una terra di nebbia impalpabile, per giungere in una terra nera come pietra d’ossidiana, con la spietata, a tratti tenera, consapevolezza che un giorno qualunque un ragazzo di macelleria gli spezzerà il cuore di schianto...

Un po’ a sorpresa ritroviamo anche “Montaperti” (già inserita nel precedente lavoro discografico di Mario: “Buongiorno”), brano che rievoca un tragico episodio della guerra tra guelfi e ghibellini, impreziosito dallo splendido e struggente recitativo di Athina Cenci, oltre che dall’arrangiamento sinfonico.

Spunta poi, al ritmo simile di una tarantella, il pazzo della “Compagnia d’arte scenica viaggiante”, che sa fare mille acrobazie pure con le donne e, mi piace pensare che dietro a questa figura che... “...sa ballare come ballano i ballerini e cantare come i cantanti del festival...”, si possano nascondere in realtà tante figure politiche odierne della nostra traballante Italia e non solo. Credo che Mario invece ci debba delle spiegazioni in merito a “l’Ave Maria che combinata col Tavor fa miracoli...” da “Il florilegio”.

Un pugile è invece il protagonista di “Fuori i secondi”, a cui sembra essere stato inferto un colpo finale e gli passa davanti, in una nostalgica sequenza, un frammento della sua infanzia, così come in “Novena del porto” una prostituta africana scrive una lettera alla mamma ricordando, quando da bambina alla missione la vestivano da Madonna Nera per il presepe sul mare ed anche ora è stata scelta per fare la Madonna giù al porto...ma senza Dio.

Ricordandomi di una canzone magistrale di Mario di tanto tempo fa: “Rondini del pomeriggio” in cui c’erano le suore che sbucavano fuori dal pomeriggio come un passaggio di rondini e che sembravano le alunne di una gita scolastica di fantasia...ora le suore invece, oltre ad essere di clausura, sono pure alle prese con un grattacapo non da poco: le galline che non fanno più le uova, perché malate di malinconia. “Le galline del convento delle suore di clausura” è un testo davvero simpatico, divertente e credo che anche in questo caso dietro la metafora delle galline, del pollaio, si possano nascondere degli oggettivi rimandi al nostro quotidiano.

Dolcissima “La sinfonia dei grilli”, un testo dedicato a quel senso misterioso di felicità, di lusso, di civetteria della stagione adolescenziale... e delle sua scuola in mezzo al grano invasa dal suono del maestrale e delle trebbiatrici.

I protagonisti delle canzoni di Mario hanno ricordi, pensieri, nostalgie, malinconie, hanno sguardi poeticamente disincantati sulla vita e sembrano realmente appartenere e scendere da un altro pianeta, così lontano (e mi ripeto), dagli scempi e dagli incantesimi della contemporaneità ...ed è così bello incontrarli ogni volta che Mario arriva a dargli voce.

Musicalmente il cd si snoda pacatamente: suoni di una piccola orchestra sinfonica, talvolta un po’ jazz, altre volte più etnici ma soprattutto molte ballate sussurrate da una chitarra.

In chiusura...la ciliegia migliore, del resto ce n’è sempre una tra le altre che è più polposa, più rossa, più gustosa, quella più grande che attira subito la nostra attenzione e che salta subito all’occhio dentro il canestro: “Com’erano venute buone le ciliegie nella primavera del ‘42” (titolo preso a prestito da un libro di Beppe Fenoglio), un brano strumentale che, verso la fine, come un tiepido vento, porta in dono a sorpresa la voce trasognata di Lina Wertmuller...ma che strano...un disco così primaverile che esce in pieno inverno...si dice che i frutti fuori stagione, siano insipidi, non abbiano gusto ma queste sono ciliegie con la “C” maiuscola, ciliegie non transgeniche, non coltivate sottoserra ma, coltivate con pazienza e costanza e fatte maturare al sole della buona musica...quella con la “MU” maiuscola!

Tracklist:
  1. Radio valzer
  2. L' Avemaria di un clown
  3. Che ora è
  4. Piccolo giudice (siciliana)
  5. Montaperti
  6. Compagnia d'arte scenica viaggiante
  7. Il florilegio
  8. Fuori i secondi
  9. Le galline del convento delle suore di clausura (sono malate)
  10. Novena del porto
  11. Fantasia K397 in reminore (frammento) di W.A.Mozart
  12. La sinfonia dei grilli
  13. Com'erano venute buone le ciliegie nella primavera del '42

Sito ufficiale: www.mariocastelnuovo.com

Un ringraziamento particolare per la gentile collaborazione a Renata Ingafù di Rai Trade e all’amico Antonio Tricoci webmaster del sito ufficiale di Mario Castelnuovo.