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Intervista a Francesco Magni

Articolo di: Francesco Magni mailing list; pubblicato il 22/01/2005 alle ore 11:32:42.

Francesco Magni

Chansonnier brianzolo, nel 1980 partecipa al Festival di Sanremo con il brano “Voglio l’erba voglio”, vincendo il premio della critica. E poi tanta tanta musica che si rifà alla tradizione popolare, poi incontri e collaborazioni con Moni Ovadia, i Matia Bazar…fino ad oggi, alla sua ultima fatica discografica “Scigula” carica... “di atmosfere che sanno di terra e temporali, ruvide antiche ballate contrappunto a raffinati cammei musicali e perfetti strampalati scioglilingua che la sua voce arrotonda come un vino appassito”.

Nei primi anni della tua carriera hai avuto modo di collaborare con Nanni Svampa (di cui va menzionato almeno il lavoro dedicato alla canzone umoristica e alla ricerca e riproposta delle tradizioni popolari lombarde) e Moni Ovadia ed il suo Gruppo Folk Internazionale che portavano avanti allora un serio lavoro di ricerca in Italia settentrionale cercando di mantenersi fedeli stilisticamente ai modi espressivi popolari. Quindi anche se molti ti conoscono con "Voglio l'erba voglio" le tue origini sono nella musica popolare. Cosa ricordi di questo periodo importante per la tua formazione?

Svampa l'ho ascoltato ad una festa campagnola negli anni 60 con Patruno. Mi era piaciuta molto l'ironia dissacrante su musichette swing campagnolo; bellissimo per allora. Il buon ‘SaloMoni’ l'ho incontrato su un treno, ironia a parte, per caso . Era gia' coltissimo: di nobile lignaggio ebraico separdita turco bulgara, portava a conoscenza l'esistenza di una musica popolare ricchissima e praticamente ignorata; ritmi composti e melodie dimenticate, contrappunto all'imperante cubo in 4/4 della musica di consumo. Mi ricordo che per registrare "il paese dei bugiardi " sette giorni di registrazione + tre di mixaggio passavo a prendere l'arrangiatore Mario Arcari che dormiva sempre e si arrivava inevitabilmente tardi.

Cosa ti colpì di più in senso positivo e negativo al FESTIVAL di Sanremo ’80 al quale partecipasti?

Il primo ricordo bello del Sanremo ‘80 per me e' stato Benigni, che nel mentre entravo in scena mi ha incitato a modo suo " Vai Magni che sei grande". Quello meno bello il can can, la tensione esagerata e le canzoni spesso vuote. Ho visto stelle della canzone italiana andare fuori di testa dietro le quinte.

Dopo una lunga pausa sei tornato con l'album "Amami di meno, amati di più", pubblicato nel 1995, frutto della collaborazione con i Matia Bazar e prodotto da Roberto Colombo. Come vi siete conosciuti; è proprio vero che l'arte non ha barriere?

Colombo invece lo avevo ingaggiato per arrangiare "Dracula-Canzone D'amore" nell' ‘81 nel tentativo non riuscito di bissare ‘L'erba voglio’, e su pressanti richieste del mio discografico in difficoltà, come tutta la discografia italiana. Coi Matia e' una storia a parte. Ero amico di Aldo il bassista paroliere e di Antonella (le ho fatto anche l'impianto elettrico della sua casa brianzola che poi ha condiviso con Colombo da cui ha avuto un figlio). Credo, da tutti ho preso e a tutti ho dato qualche cosa di buono, poi le strade sono tante anche se dicono portano tutte a...se' stessi. Io credo che tutti noi abbiamo in dote alla nascita un patrimonio di conoscenza immenso, solo bisogna svelarlo.

La canzone popolare prende spunto da canti di protesta politica, da canti di lavoro, da vecchie ninna nanne tramandate di generazione in generazione. La tua canzone popolare da cosa nasce?E' vicina più a quella di protesta della Balistreri, religiosa della Carta, politica di Ivan Della Mea o al menestrallare di Prefazio? Insomma a chi ti senti più vicino!!!!!!!!?

La canzone popolare vive e prospera tra le pieghe della realtà apparente, si nutre di suoni e atmosfere che sanno di fatica e vivere quotidiano, di ritmi collegati al lavoro e al respiro dei mondi in cui si nasce, dove il canto e' comunione e medicina, carezza dolce, stellina d'oro e perchè no! urlo incontenibile di bisogno d'amore. La canzone popolare sa più di cipolle che di teorie musicofile, più suoni che libri, più strada che appartamento. Se una canzone e' bella può anche essere politica, religiosa.. non importa. Se e' brutta! figuriamoci se pretende di essere politico-didattico-propedeutica.

Francesco, tu hai scritto canzoni in dialetto brianzolo e in lingua italiana. Scrivendo una canzone, immagino ci si senta più o meno legati sentimentalmente al proprio lavoro. Tu hai avvertito differenze affettive tra i due modi di espressione?

Le canzoni sono di chi le ascolta, come i figli sono del mondo. Sicchè un brianteo fa bene a cantarsela in brianzolo e un napoletano.... In realtà non c'è separazione tra i due modi, al momento gira il dialetto, cosa che avevo già pronta nel cassetto.

In alcune tue canzoni si parla di violenza al territorio. A questo proposito, oggi, ti senti più arrabbiato o rassegnato?

Sono incazzato, scazzato, allibito, deluso, amareggiato perchè sento la violenza e l'incuria per il territorio come un’offesa al creato tutto e io ne faccio parte.

Oggi la Brianza è popolata da persone di provenienze disparate. Pensi che in futuro l’espressione popolare dialettale debba orientarsi verso una confluenza di diverse culture?

L'ibridazione è una ricchezza evolutiva inevitabile. Però le materie prime da fondere devono essere ottime e ben distinte come le culture. Si ha paura della contaminazione culturale perchè si è insicuri della propria cultura. Non temo la cultura, temo l'ignoranza.

Pensi che scrivere in dialetto possa contribuire a creare una nuova forma di canzone popolare? qual è la tua conoscenza della tradizione, non solo musicale, della tua terra? che rapporto hai con il folk-revival italiano, ed in particolare lombardo, e quali gruppi italiani conosci e stimi particolarmente?

Frequento i "Dissoi logoi" gruppo distribuito dal Manifesto i cui componenti hanno suonato in ‘Scigula’ e nei miei spettacoli. Stimo Tesi e il suo gruppo; vedo Zitello, Mazza e le loro arpe, vedevo il gruppo folk int. di Ovadia, ma io sono come l'erba matta, selvatica e difficilmente coltivabile. Sento molto, ma non voglio somigliare a niente. Non sono un cercatore di strade da percorrere, un Indiana Jones della canzonetta: sono un artigiano brianzolo che difende la propria sopravvivenza defilata e respirabile dal ciarpame diffuso anche e soprattutto là dove il recupero del dialetto omologa la propria intenzione ad esistere mortificando il motivo stesso della canzone popolare. "La dignità di rappresentarsi". L'etimologia di "musica" potrebbe essere: mu, madre, mare, musa, madre ispiratrice -- ich (celtico il divenire, il transeunte) = creazione in divenire . Questo e niente di meno è Musica, e come diceva Carmelo Bene "L'opera d'arte non è che una scheggia un escremento dell'esperienza che la produce". Grazie del predicozzo Bene e luce. Non e' mia intenzione creare dacchè il creare è così inquinante: vorrei scivolare sulle ali del cambiamento, senza fretta senza motivi, cullato da una musica senza ritorno, senza rimpianto, dove le lacrime bastano per germogliare.

"Cocò", "La Gainna del pollee", il tuo nickname è "la gainna", ma cosa rappresenta per te questo bipede pennuto così ampiamente citato, ritenuto, erroneamente secondo me, il simbolo della stupidità?

La gallina, la gainna ha occupato una parte della mia visione del mondo infantile perchè i miei vicini, una vecchissima signora e la sua problematica figlia ne avevano una, che ogni mattina scendeva le scale per razzolare in cortile e le rifaceva la sera per covare in un cassettone l'uovo, che la vecchia sbatteva nel caffe'. "Tra i Miserabili e Celine". La stupidità sta nel trattare le galline come ho visto fare in certi allevamenti, 40 x 20 cm. Cadauna, lo trovo bestiale. La mia gallina era poesia.

Hai parlato di "Scigula" come di una parola MANTRICA, che per la cultura indiana si tratta di uno strumento verbale a cui si attribuiscono straordinari poteri. Puoi chiarire meglio questo concetto?

Ogni parola ha il proprio peso specifico, ha un significato, spesso onomatopeico e una identità, un'anima segreta. E' importante la pronuncia, il suono, il soffio che colora i paesaggi cognitivi alla base dell'immaginario. Ogni sillaba possiede la " Scigula" il cuore della sillaba. Ci sono inoltre parole cosiddette mantriche che hanno in se' una carica più profonda, incondizionata . La giusta pronuncia di queste parole può modificare la percezione, l'umore, e anche aiutare a superare malattie ecc. Sci- gh- ula: “Sci”: sfregamento fuoco maschile yn , il ritmo - “Gh” e' il centro gravitazionale dalla glottide, una linea energetica attraversa la colonna vertebrale e raggiunge il pavimento pelvico mettendolo in espansione, questo rasserena e fa gioire. “Ula” e' la parte femminile, l'acqua, Yang, la melodia. Poi tutto dipende da quanto si scherza. Scigula e' il mio miracolo in agrodolce.

Esiste un modo di vivere e pensare campagnolo come un tempo o ormai anche chi vive in campagna è stressato come chi vive in una metropoli come Milano?

Lo stress dipende anche dal rapporto che uno ha con l'ambiente, Cosi' ci sono persone che in campagna si fanno di psicofarmaci per starci dentro e viceversa. Per me e' difficile vivere in un mondo di energie esasperate, in spazi angusti e tempi costretti. Tuttavia c'e' chi gode vivendo in questo modo. In sostanza non e' solo dove ? ma Come?

Che cosa ne pensi del mondo dello spettacolo? E' vero che è molto crudele e difficile?

Il mondo dello spettacolo e' crudele e difficile come altre attività chi più chi meno. Certo e' più facile perdere il senno perchè è un inestricabile labirinto di illusione e realtà rappresentata, perciò spesso si confondono le identità. Un trucco illuminante può essere: Non cercare più di apparire, ma semplicemente essere se' stessi.

Secondo te la musica è anche politica?

No, la musica e' la musica, altrimenti si direbbe "Berlusconi è un grande direttore d'orchestra" il che mi sembra fuori luogo. La musica usa la matematica, ma non e' "la matematica", la canzone usa la poesia, ma e' altro . Certo la canzone può essere politica e può influenzare la logica del consenso.

Ritieni di essere riuscito a diffondere nell'aria vibrazioni d'amore?

Ci ho provato e penso di esserci riuscito. Il momento più bello in assoluto l'ho vissuto suonando per 45 minuti nel tempio di Shirdi Baba in India, con una folla di devoti indiani che non sapevano chi fossi. Fiducia, abbandono e volontà di bene sono il mix giusto per diffondere vibrazioni d'amore. Non sempre riesce, anzi quasi mai.

Se non fossi stato Francesco Magni, che cantante ti sarebbe piaciuto essere? qual è la canzone che avresti voluto scrivere tu?

Se non fossi Magni? Da piccolo mi piaceva Celentano, poi Morandi , poi George Harrison , Cat Stevens, Brassens, De Andre', Mina, J J Cale, Lennon, Dylan, ...e avrei voluto scrivere “Eleonor Rigby” oppure “Volare”, se no le 4 stagioni di Vivaldi, ma non so se vale.

Oggi per quale cantante ti piacerebbe scrivere una canzone e con quale artista ti piacerebbe dettare in una tua canzone?

Non e' facile duettare con altri galletti. Con Nanni Svampa è stato facile, famigliare. Mi piacerebbe che il fornaio, il muratore, i camionisti, i bambini, le “Sciure Marie” cantassero una mia canzoncina provando soddisfazione.

Tu oggi sei un artista affermato e non hai certo bisogno del "Festival di Sanremo" o del Festivalbar" per fare conoscere la tua arte, che mi par di capire arriva lo stesso con dischi e spettacoli fatti per persone che veramente l'apprezzano. Ma se Paolo Bonolis dovesse invitarti a prender parte al "festivalone" di quest'anno ci andresti oppure ti tireresti indietro?

Più che affermato sono sopravvissuto e questo è già un successo. Non ho programmato niente mai per accedere a queste manifestazioni, figuriamoci senza casa discografica e relativi intrallazzi, inoltre non ho neanche una canzone adatta in italiano. E' improbabile ma...se proprio mi ci volessero farei del mio meglio e via.

Intervista realizzata dai ragazzi della “Francesco Magni mailing list”… Per iscriversi al gruppo basta inviare una e-mail al seguente indirizzo: francescomagni@yahoogroups.com

Francesco Magni sito ufficiale: www.francescomagni.com