Home: Articoli: Interviste

Baobab International Orchestra (B.I.O.), intervista a Stefano Taglietti

Articolo di: Gian Luca Barbieri; pubblicato il 25/10/2008 alle ore 15:43:03.

tribalconcept.jpg

In occasione della prima uscita discografica con ''Tribal Concept'' (Il Manifesto CD), abbiamo intervistato Stefano Taglietti, compositore e direttore dei pezzi, oltre che pianista e tastierista della Baobab International Orchestra.

Baobab International Orchestra - Tribal Concept

Un nome destinato a far parlare molto di sé, soprattutto nell'ambito della world music, è quello della Baobab International Orchestra (B.I.O.), alla sua prima uscita con "Tribal Concept" (Il Manifesto CD). Un disco che, senza timore di esagerazioni, si può definire estremamente bello e stimolante, curato, colto, raffinato, non invischiato nelle soluzioni note e ripetute che accomunano tanti artisti che si aggirano in questo territorio musicale.

I componenti del gruppo hanno dei curricula sontuosi. Stefano Taglietti, compositore e direttore dei pezzi, oltre che pianista e tastierista, ha un'elevata esperienza a livello nazionale e internazionale anche nell'ambito della musica classica e ha legato il suo nome a importanti eventi di varia matrice, a manifestazioni della 51ma Biennale di Venezia e dell'Accademia di Santa Cecilia. Pino Petraccia, percussionista e studioso della musica africana, ha suonato al fianco di Don Moye, Baba Sissoko e Bill Frisell. Jonathan Williams è considerato uno dei migliori cornisti al mondo, e ha collaborato con artisti come Gardiner e Abbado da un lato e i Pink Floyd dall'altro.

Altri di cui tacciamo il curriculum per semplici questioni di spazio sono Fabio Battistelli al clarinetto basso, Gaby Lester al violino, Geoff Warren al flauto e sax, Matar M'Baye alle percussioni, Gianluca Ciavatta al sax, flauti dolci e chitarra elettrica, Giorgio Ro alla tromba, Antonio Franciosa ai tamburi e voce, Walter Cerasani al basso elettrico e infine Fabio Colella alla batteria.

La musica di B.I.O. è ricca e variegata, giocata su tonalità sempre in trasformazione, e prende spunto da sequenze di note ascoltate in diversi contesti e in varie parti del mondo, poi ricreate e ricostruite in modo creativo e con un gusto straordinario per gli arrangiamenti e per le sonorità, scivolando dal ritmo della danza all'andamento più solenne e meditativo. Abbiamo intervistato Stefano Taglietti.

La prima richiesta riguarda qualche chiarimento relativo al titolo del cd, "Tribal Concept", che contiene due informazioni importanti: quella di "concept", che rimanda direttamente all'idea storica di "concept album", e quella di "tribale".

L'idea del "concept" non avviene, in questo caso, dal percorso tematico, bensì dalla sonorità e dalla riconoscibilità degli impasti timbrici, dall'impronta stessa dell'ensemble e dal suo particolare organico. La parte "tribale" invece è più legata al gesto, all'asciuttezza del ritmo e all'intenzione espressiva, la più lontana possibile dalle retoriche dell'esotismo e dalle deprimenti proposte pseudo tradizionaliste. Il nostro obiettivo principale è e rimane sempre quello della ricerca e della elaborazione di tutto ciò che troviamo e ci sembra interessante.

Si diffonde sempre più la tendenza a "contaminare" forme e modelli musicali di diverse aree del mondo nella cosiddetta world music. Qual è il contributo specifico di B.I.O. a questo orientamento musicale?

Io credo che non sia mai esistita veramente una musica "pura". Il contributo che B.I.O. potrebbe dare, è quello di cercare, in tutti i modi, di ricavare dall'impurità stilistica, l'espressione poetica e umana più autentica e profonda. Voglio solo ricordare che la contaminazione è insita, da sempre, in ogni linguaggio artistico. Oggi il fenomeno della contaminazione appare più forte ed evidente solo perché esistono dei mezzi di comunicazione molto potenti, pronti ad esportare e distribuire nel mondo ogni minimo aspetto della comunicazione. Ciò che accade oggi, apparentemente in modo così miracoloso, è presente, in forme e tempi diversi, da tanti secoli. Pensate al rapporto fra Bach e la musica italiana, a Mozart quando scriveva la marcia alla turca; pensate alla volontà dei Popol Vuh di cercare un rock senza una matrice marcatamente di derivazione blues ma tipicamente occidentale, con riferimenti alla musica africana e indiana. La musica ha, da sempre, una continuità straordinaria sulla storia e sugli stili. La cosiddetta world music esiste da molto tempo.

Far dialogare le musiche significa far dialogare le culture, quindi si tratta di un progetto fortemente connotato in senso politico. E' così anche per voi? In che rapporto si pone questo vostro dialogo con la cosiddetta globalizzazione?

Si, probabilmente siamo anche connotati politicamente. Per noi far dialogare le culture è abbastanza normale. Ognuno di B.I.O. fa questo, continuamente. All'interno di B.I.O. ci sono musulmani, ebrei, cattolici, atei comunisti, agnostici ecc. Pensiamo che, in particolare, il problema della globalizzazione potrebbe essere affrontato e discusso in modo onesto e sincero. Io penso che la globalizzazione sia come un martello, il quale può essere utilissimo per piantare i chiodi ma, al contrario, può anche diventare una micidiale arma d'offesa.

Nella vostra musica si sente emergere qua e là un'anima inconfondibilmente jazz. Quale funzione svolge questo modello nel vostro progetto, dal punto di vista musicale ma anche culturale?

In fondo anche il Jazz ci interessa come un elemento, tra gli altri, certamente fondante della cultura del novecento. E' una componente, inquieta e moderna. Prendiamo in considerazione tutto ciò che riteniamo possa trasformarsi in materiale di "costruzione" in favore di una grammatica musicale stimolante e, per noi, vitale. Sono molto importanti figure come Gil Evans, Miles Davis, Joe Zawinhul e i Weather Report. Il Jazz per noi è quell'aspetto che ha reso trasversale la musica e che ha fatto incontrare le culture. Io, prendendo spunto anche da ciò che diceva Luciano Berio, non dividerei mai la cultura dalla musica. Un'opera musicale è già di per sé un fatto culturale compiuto, e si dichiara in modo forte e manifesto, in tutta la sua completezza.

Due specificità della vostra musica che colpiscono sono da un lato la scelta di non utilizzare quasi mai la voce e dall'altro quella di variare, anche all'interno di uno stesso brano, il ritmo, lo stile, l'anima. Potete spiegare i motivi di queste due scelte?

Il fatto di non utilizzare la voce è solo, per ora, un caso... "ragionato". Non abbiamo, di fatto, trovato ancora una dimensione vocale giusta, ma è solo una questione di tempo. Per esempio, siamo appena rientrati da un progetto fatto alla Biennale di Venezia, sez. Architettura, nel quale è stata inserita la voce, senza testo, in un ambiente di ensemble con elettronica dal vivo. Da questo si può già capire che stiamo cercando delle strade, compresa quella vocale. Si, i pezzi di B.I.O. sono mutevoli, caleidoscopici. E' un modo di vedere un percorso musicale. E' una scelta stilistica e formale. Penso che questa strada possa dare una certa sorpresa e soddisfazione a chi ascolta e un grande divertimento a chi suona.

Un'osservazione personale: in tutta la prima parte della seconda traccia, "Tribal 2", sento una forte presenza di Frank Zappa. E' una semplice impressione, un caso o è una scelta voluta?

Caso, volontà... Ho pensato spesso a queste due identità della ricerca. Zappa rimane uno dei maestri della musica perché ha detto tante cose importanti. E' molto difficile non incontrare la sua creatività, come quella di diversi altri compositori.

Quali i progetti futuri di Stefano Taglietti e di B.I.O.?

Personalmente sto lavorando con la musica sinfonica, da camera e operistica. Fra il 2008 e 2009 avrò diverse prime in Italia ma anche in Inghilterra, Francia, Spagna, Germania e Stati Uniti ecc. Con B.I.O., l'attenzione è rivolta sia alla promozione del cd "Tribal Concept" , sia alla preparazione di altri nuovi pezzi. Per il prossimo anno vorremmo registrare qualcosa di molto speciale... magari con una grande orchestra, ma anche con, questa volta, l'impiego di sintetizzatori, grandi organi liturgici a canne e chitarre elettriche... E' in cantiere qualcosa di visionario ed estremamente... forse... imprevedibile.

Link: Baobab International Orchestra Myspace