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Milagro Acustico: intervista a Bob Salmieri

Articolo di: Gian Luca Barbieri; pubblicato il 26/01/2008 alle ore 09:59:44.

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La Compagnia Nuove Indye ha pubblicato un pregevole cd del gruppo siciliano Milagro Acustico, ''Siqiliah Terra d'Islam'', che prosegue la ricerca poetica, storica e musicale iniziata con ''Poeti arabi di Sicilia'' del 2005: un recupero diretto e indiretto di testi antichi, arabi appunto, che vengono musicati con strumenti tradizionali mediterranei.

Milagro Acustico

La Compagnia Nuove Indye ha pubblicato un pregevole cd del gruppo siciliano Milagro Acustico, ''Siqiliah Terra d'Islam'', che prosegue la ricerca poetica, storica e musicale iniziata con ''Poeti arabi di Sicilia'' del 2005: un recupero diretto e indiretto di testi antichi, arabi appunto, che vengono musicati con strumenti tradizionali mediterranei.

Si tratta di un gruppo, come si suol dire, "di nicchia", poco noto al grande pubblico, ma sicuramente degno di attenzione. Anche perché, a parte l'elevata qualità della musica e il fascino del disco nel suo complesso, si colloca in una posizione interessante e originale che si distacca tanto dal folk tradizionale quanto dalla cosiddetta world music, in cui non di rado il gusto per la contaminazione rischia di diventare un gioco fine a se stesso. Milagro acustico invece trasmette una sensazione di grande coerenza e rigore tanto a livello sonoro quanto nelle liriche e nell'uso del dialetto.

Non solo dunque un buon prodotto musicale, ma un'opera colta che affonda il suo significato in un ambito filologico e culturale. Tra i cd di questa formazione editi da CNI segnaliamo anche il notevole "I storie o café di lu furestiero novo" del 2006.

Il settetto è composto da Patrizia Nasini alla voce, Bob Salmieri (baglama, tambur, sax soprano, clarinetto, duduk, udu), Andrea Pallone (Baglama, chitarra), Carlo Cossu (violino e viola), Andrea Piccioni (daf, riqq, def, tamburello, darbuka), Maurizio Perrone (contrabbasso), Abballa Mohamed (ney, darbuka). Al loro fianco uno stuolo di musicisti italiani e stranieri. Abbiamo intervistato Bob Salmieri.

Potete descrivere le matrici alle quali si ispira la vostra musica, dalle melodie alla scelta degli strumenti da utilizzare di volta in volta?

La matrice è il Mediterraneo. Le radici della mia famiglia affondano nella terra e nel mare del nostro bacino meraviglioso e unico. Mio padre è nato a Tunisi da una famiglia di Favignana (Trapani) emigrata alla fine dell'800, mia madre è per metà pugliese, per metà dell'isola della Maddalena, il Mediterraneo appunto. Le melodie hanno un certo sapore mediorientale e siculo, gli strumenti che usiamo sono quelli della tradizione dei paesi che si affacciano sul mediterraneo come ney, baglama, tambur, daf, tamburello, sagat ma anche clarinetto, sax soprano, contrabbasso e violino. Ripercorrendo la storia di questi strumenti, si può identificare la storia delle grandi migrazioni dei popoli che hanno attraversato l'Europa, il Nord Africa e il Medio Oriente negli ultimi millenni.

Quale rapporto si crea, nella vostra musica, tra creatività e invenzione da un lato e fedeltà alle matrici culturali di ispirazione dall'altro?

Non credo che ci siamo posti mai questo problema; cerchiamo di esprimere quello che siamo e magari quello che siamo stati (in un passato antico), in tutto questo cerchiamo di essere sinceri, esprimendo al meglio la nostra creatività, senza limiti di forma.

Il dialetto siciliano è scelto come lingua caratterizzata in senso popolare, in senso geografico, nel senso della cultura sottesa a questo linguaggio, è la ricerca di una lingua meno alienata rispetto all'italiano corrente?

Quando è cominciata l'esperienza dei Milagro Acustico nel 1995, utilizzavamo l'italiano, lo spagnolo e il portoghese. Non c'era ancora l'idea della ricerca delle radici, si proseguiva a tentoni. Poi nel 1998 la grande intuizione: non dovevamo cercare intorno a noi, ma dentro, in profondità. Così nasce il progetto legato al primo CD pubblicato nel 2002 negli USA dalla Tinder Records "I Storie o cafè di lu Furestiero" diventato poi un libro nel 2005 e una nuova versione italiana nel 2006

Prima mi hai chiesto delle melodie, il punto è proprio questo: che melodie devo suonare? Che ci azzecca con me il Jazz? E allora la scelta del dialetto è venuta spontanea. Si tratta di un dialetto abbastanza moderno, una fusione tra il trapanese e il palermitano. Non riesco a immaginare un suono più melodioso e evocativo della lingua che abbiamo sentito dalla nascita.

La sottolineatura delle componenti islamiche della cultura siciliana è interessante. In quali aspetti tale retaggio esiste ancora oggi in Sicilia?

Da un punto di vista architettonico rimane poco, qualche splendido palazzo, alcuni giardini che si sta cercando di recuperare, non sempre con buoni risultati (vedi la Zisa a Palermo). Rimangono i nomi delle cose e delle città, la pesca, i pozzi, i sistemi di irrigazione, le decine di piante importate, gli agrumeti, rimane la grande testimonianza della poesia arabo-sicula grazie a Michele Amari, rimane l'indole delle persone e il grande amore viscerale che questi hanno per la propria terra e un piccolo elemento che ci parla della grande tolleranza che il popolo siciliano ha ereditato anche e soprattutto dagli arabi: le indicazioni stradali del centro di Palermo, scritte ancora oggi in italiano, arabo e israeliano.

Il saccheggio operato dai Normanni sulla precedente cultura araba richiama qualche altro saccheggio della cultura siciliana operato in tempi a noi più vicini?

Non sono uno storico e non potrei esprimere un giudizio critico negativo neanche sui Normanni che, se pur vero che distrussero molto, comprese le splendide moschee di Palermo (sembra ne contasse più di 300) molte altre testimonianze hanno lasciato. Lo scempio credo sia successivo, con i Borboni e in seguito con le giubbe rosse di Garibaldi guidate da Bixio, e oggi ancora, negando la dignità e la storia di un isola che è stata il centro culturale del Mediterraneo e che ha tanto ancora da offrire. Ma provate a cercare un libro di Ignazio Buttitta in una qualsiasi libreria di Roma o Milano, per non parlare dei testi dei Poeti Arabi di Sicilia.

Mi pare di notare che la vostra musica nasca da un intenso desiderio di raccontare e che questo desiderio si manifesti nella musica ancor più che nei testi. È un'impressione sbagliata?

Questo è un bel complimento. Non è un caso che diversi brani siano solo strumentali e non contengano testo, pur compresi in raccolte dedicate alla poesia, come in questo caso dove i testi si ispirano alla poesia dei poeti arabi di Sicilia o come in un nostro lavoro precedente dedicato alle quartine di Omar Khayyam, il poeta e scienziato persiano dell'XI secolo, tradotte ovviamente in siciliano. Quale veicolo è migliore della musica per evocare suggestioni e creare immagini? O per inventare storie?

Ora che avete dedicato due cd ai poeti arabi di Sicilia, in quale direzione si orienterà la vostra ricerca?

Stiamo cominciando a lavorare sul terzo capitolo dedicato alla poesia arabo-sicula che chiuderà la trilogia. Forse sarà ispirato completamente al poeta che più amo, Ibn Hamdis. Stiamo poi cercando di realizzare un documentario sul Giardino arabo in Sicilia. Poi il grande progetto dedicato a Ignazio Buttitta, non possiamo trascurare i testi di questo gigante della poesia italiana, osannato negli anni '70, scomodo e inattuale per questa nuova sinistra che sembra vergognarsi del suo passato, ma state attenti, Ignazio è più vivo che mai e "se gli tagliate le vene, vi bruciate le mani."

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