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Fabrizio Zanotti: da canzoni d'amore e liberta' al ragno nella stanza

Articolo di: Gian Luca Barbieri; pubblicato il 30/01/2008 alle ore 19:38:16.

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Fabrizio Zanotti pubblica Il ragno nella stanza, suo primo cd da solista, per Storie di Note. Classe 1969, piemontese, ha mostrato fin dall'infanzia una spiccata propensione per la musica. Da annoverare nel suo curriculum anche lo spettacolo interattivo Sacco e Vanzetti, canzoni d'amore e liberta' dal quale e' stato tratto un dvd allegato al quotidiano L'Unita'.

Fabrizio Zanotti

Fabrizio Zanotti pubblica "Il ragno nella stanza", suo primo cd da solista, per Storie di Note. Classe 1969, piemontese, ha mostrato fin dall'infanzia una spiccata propensione per la musica, che lo porta a collaborare, tra gli altri, con il contrabbassista Ernesto De Martino (con cui forma il duo Fabry & Banny, che produce lavori interessanti per ben sette anni) e con il bassista Guido Marchigiano, con il quale ha dato vita al progetto ''Senzalenza'', al cd ''Schegge'' e al relativo tour con cui ha portato musica e solidarietà alla popolazione del Molise colpita dal sisma nel 2002.

Da annoverare nel suo curriculum anche lo spettacolo interattivo "Sacco e Vanzetti, canzoni d'amore e libertà" dal quale è stato tratto un dvd allegato al quotidiano "L'Unità". Una sua canzone che gode di discreta notorietà è "Poco di buono", dedicata alla resistenza e ispirata al sabotaggio del ponte ferroviario di Ivrea avvenuto il 24 Dicembre 1944: incisa insieme a Claudio Lolli e accompagnata da un suggestivo videoclip con immagini tratte da "L'Agnese va a morire" di Giuliano Montaldo, è stata inserita e interpretata dallo stesso Lolli nel suo album "La scoperta dell'America".

E ora il grande passo: il primo cd da solista. Curato, raffinato, gradevole, serio e impegnato nei testi. Gli rivolgiamo qualche domanda.

Partirei dai testi delle tue canzoni. Mi verrebbe da definirli "poetici", dando a questa espressione un significato non banale, ma al contrario volendo sottolineare la ricerca di una comunicazione giocata su un piano non scontato, non quotidiano né prettamente referenziale. Mi pare, in altre parole, che i tuoi testi cerchino di andare al di là di una comunicazione semplice, chiara, trasparente. Me lo confermi?

Ti ringrazio per gli apprezzamenti riguardo alla mia ricerca di una comunicazione su più livelli. Credo che questa sensazione sia data dal fatto che nei brani sono presenti più "chiavi di lettura", ad un certo punto è come se chi ascolta si trovasse calato nelle sue emozioni, nelle sue vicende personali, nella sua storia. Mi piace l'idea che ciascuno viva le canzoni anche per attribuirgli un significato nella propria vita personale. Gli stessi versi letti con occhi diversi producono emozioni diverse.

Mi piacerebbe che fossi tu a parlare di qualche tua canzone. Te ne suggerisco qualcuna che mi ha colpito in maniera particolare. La prima è "Faccia di fango", dal testo bellissimo, che però richiede qualche chiarimento.

Lo stravolgimento ambientale non è un incidente naturale, lo stress continuo a cui stiamo sottoponendo il nostro pianeta non ha fine. I polmoni sono stati decimati e ciò che sta accadendo in questi ultimi anni è un forte sintomo di collassamento ambientale. La vittima non è solo il pianeta in termini di ambiente appunto, ma è anche la specie umana ed animale: 1 specie su 3 è scomparsa, e alle latitudini più alte ci saranno sempre più inondazioni, mentre a quelle più basse, sempre più siccità. Il vero petrolio sarà l'acqua. Gli effetti sono chiari e hanno distrutto interi paesi, ricordiamo Katrina.

Certo è che i paesi più poveri non hanno né i mezzi per l'emergenza, né i mezzi scientifici per il controllo. Gli abitanti dei paesi più poveri sono come al solito i più sfortunati, sono delle Facce di fango.

La seconda canzone di cui ti chiedo di parlarmi è "A piene mani".

A piene mani è la descrizione di un ricordo lontano di quando ero bambino e dal terrazzo della casa di campagna dei miei nonni potevo vedere la notte i contrabbandieri che giungevano fino sulla spiaggia per lo scambio di sigarette. Un'atmosfera surreale perché così giungono oggi nella mia mente quei momenti; dei suoni incomprensibili, delle voci lontane troncate dalla distanza.

Per me che ero ancora bambino era come scorgere i primi lati oscuri dell'uomo attraverso il buco della serratura. Un momento straordinario per un bambino che può guardare in faccia al pericolo nascosto sulla terrazza della casa sulla foce Carmosina (nella campagna intorno a Margherita di Savoia, Puglia).

La terza canzone: "Matrioska".

I popoli che si spostano dall'est verso l'ovest, dal sud al nord del mondo, non si possono fermare, neanche costruendo dei muri alti quanto il cielo. Noi italiani siamo migrati in Nord America, in Argentina, ora altri popoli giungono fin qui in cerca di una vita migliore. Lasciano tutto, e si portano dietro quello che hanno. Questa canzone racconta della forza di queste donne dell'est che hanno la capacità di adattarsi così facilmente ai nostri usi e costumi, senza la paura di perdere le proprie tradizioni che si portano con se. La stessa paura abita il cuore di molti italiani per nutrire sentimenti di razzismo ancora molto presenti nel nostro paese.

I tuoi testi sono particolarmente impegnati, dato che toccano argomenti delicati (il militarismo, l'ambiente, il contrabbando ecc.). Quale credi sia dunque la tua funzione sociale di cantautore? Pensi che con la musica si riesca ancora a inviare un messaggio al pubblico, ad aprirgli gli occhi, a cambiare il mondo?

I temi sono sempre delicati soprattutto quando riguardano la vita delle persone. Io credo che la forza della musica e delle parole dipenda soprattutto dal valore che ha per le persone che l'ascoltano. Oggi si ascolta la musica con un "livello di ascolto" diverso rispetto a diversi anni fa. Ci sono canzoni che vengono ascoltate ed assimilate parzialmente solo perché sono vestite con determinate sonorità e poi definite commerciali. E' un peccato anche perché parte del messaggio va perso. Diciamo che il ruolo della musica è profondamente cambiato ed è mutato il suo ruolo sociale. Il suo significato e quindi la forza evocativa di una canzone fanno leva sia sulle emozioni che sulla capacità di aggregazione attraverso il messaggio trasmesso (ammesso che ci sia).

Certamente il messaggio arriva e penetra dentro chi è ricettivo. In sostanza, se lancio un messaggio contro il militarismo, e chi ascolta non si preoccupa del militarismo, diventa più difficile incontrare la sua attenzione. Certe volte però può capitare anche l'inverso e cioè che la canzone diventa il punto di partenza e quindi uno stimolo per approfondire certi temi. Oppure capita che c'è chi ascolta da sempre "Don Raffaè" (De Andrè - Bubola) senza sapere di che parla, ma solo perché ha una ritmica accattivante che fa venire voglia di muoversi . E' un discorso controverso e difficile da comprendere. Io credo che sia importante non abbandonare mai nè la strada del contenuto nè quella della ricerca di nuove sonorità. Essere cantautori significa per me innanzitutto osservare la realtà e non spegnersi mai di fronte all'indifferenza di chi non si accorge di niente.

A proposito di pubblico, a quale fascia di pubblico pensi di rivolgerti con i tuoi pezzi?

Ultimamente sento sempre parlare di target, share, percentuali… termini che arrivano dalla televisione; oggi conta più quanto pubblico ti porti dietro rispetto a quello che dici. Mi fa un po' paura questo meccanismo… Per fortuna però c'è una larga fascia di persone con una discografia ben popolata: Vinicio Capossela, De Andrè, Modena City Ramblers, Mercanti di liquore, Fossati, Guccini, Lolli, Bruce Springsteen, U2, etc. Credo che le mie sonorità fatte di venature rock d'autore, elettroniche ed acustiche possano trovare l'interesse di questa fetta di pubblico.

Credo anche che dovresti spiegare il titolo dell'album.

Il titolo è certamente emblematico. Il ragno a cui alludo è il simbolo di ciò con cui siamo abituati a convivere tutti i giorni, le nostre paure, le nostre inquietudini. Ciascuno ha il suo ragno nella stanza e sa dove abita. A volte è la paura che ci impedisce di vederlo e di affrontarlo.

Un'ultima domanda, forse banale. Indica due romanzi e due dischi che ritieni fondamentali e che non dovrebbero mancare a nessuno.

Beh... vediamo... mi vengono in mente "Le belle bandiere" di Pasolini e "Sulla strada" di Jack Kerouac che raccolgono diverse generazioni. E poi due album storici che mi ascolto tutto d'un fiato come "Creuza de ma" di De Andrè e "Old friends" di Simon & Garfunkel.

Fabrizio Zanotti: Myspace.