Satyricon Circus: intervista a Renato Giordano
Articolo di: Gian Luca Barbieri; pubblicato il 05/03/2008 alle ore 19:37:34.

''Satyricon Circus'' e' il nome di un progetto ideato e coordinato da Renato Giordano e tradotto in un omonimo spettacolo teatrale di successo interpretato da attori del calibro di Albertazzi e Placido.

"Satyricon Circus" è il nome di un progetto ideato e coordinato da Renato Giordano e tradotto in un omonimo spettacolo teatrale di successo interpretato da attori del calibro di Albertazzi e Placido. La Compagnia Nuove Indye ha pensato di raccogliere le musiche di scena in un cd in base alla convinzione che si trattasse di brani dotati di una portata autonoma e non esclusivamente funzionali allo spettacolo. L'ascolto del disco conferma la correttezza dell'intuizione.
Nel gruppo suonano tra gli altri Gabriele Coen ai fiati, Mario Rivera al basso, chitarra e percussioni, Carlo Cossu e Arcangelo Michele Caso al violino, Tony Miele alle chitarre, Davide Costagliola al basso elettrico. Gabriele Coen, Mario Rivera e Vito Ranucci hanno curato le orchestrazioni. Giordano è l'autore dei testi.
Il cd è non solo piacevole, ma incuriosisce e fa nascere molte domande riguardanti i criteri di creazione delle musiche, la loro sintonia non solo con lo spettacolo, ma anche con la musica dell'antica Roma. Tutte questioni che abbiamo girato a Renato Giordano, il quale ci ha risposto in questa intervista.
La prima è una domanda resa necessaria dal fatto che né io né gran parte dei lettori ha visto il vostro allestimento teatrale tratto dal Satyricon: ti chiedo una breve descrizione degli aspetti salienti dello spettacolo, anche per contestualizzare la musica.
Il Satyricon di Petronio, è insieme all'Asino d'oro di Apuleio, il più importante romanzo del mondo antico, intendendo col termine romanzo, il genere di scrittura agile e picaresca che noi moderni riconosciamo come "romanzo". Nel prendere il Satyricon e metterlo in scena, non ho drammatizzato tutta l'opera ma soltanto la parte centrale e più famosa del capolavoro latino, cioè La cena di Trimalcione. La notte di crapula, eccessi e orgie alimentari a casa del famoso liberto arricchito Trimalcione. E non ho voluto fare uno spettacolo di semplice prosa, come i nomi altisonanti degli interpreti potevano far pensare (Albertazzi e Placido) ma un'OPERA dove parola, musica e danza si compenetrassero.
Ora una domanda che mi sta particolarmente a cuore, riferita alla musica. Dato che nel libretto si parla dei criteri filologici che hanno ispirato il lavoro, le chiedo con quale criterio sono state composte le musiche, di per sé bellissime, a mio parere, che mi spingono a domandarmi se tale cura filologica sia stata riservata anche alla componente musicale dello spettacolo. Nel senso che della musica dell'antica Roma si sa veramente poco, stando alle storie della musica anche recenti.
"La filologia" mi ha sempre interessato nel trentennale lavoro di "operatore culturale", ma credo anche che bisogni sempre coniugare filologia a modernità. Il recupero delle tradizioni e l'impegno nel tramandare le memorie culturali credo siamo fondamentali, per mandare un messaggio di civiltà e cultura, ma è anche vero che non bisogna dimenticare di fare SPETTACOLO, cioè di rendere fruibile e gradevole qualunque messaggio o sentimento si voglia trasmettere. Quando alcuni anni addietro, lavorando al Dramma Antico di Siracusa, mi sono occupato della musica dell'antica Grecia, ho prima lavorato su quella che è "La stele di Rosetta" musicale (la traduzione della musica antica in quella moderna) per poi però impegnarmi su "assonanze" storiche e culturali ed etniche, perché era impensabile andare a riproporre in modo pedissequo quella... musica, ormai definitivamente "perduta".
I testi in latino: due domande. La prima: la fedeltà e la libertà nei confronti del testo di Petronio. La seconda: pensa che la difficile comprensibilità abbia giocato negativamente nei confronti del pubblico?
Dopo aver lavorato sulla musica greca mi sono rivolto a quella romana. Mi sono detto, se i celti hanno invaso il mondo con la loro musica, perché non ci deve essere una musica che si rifà alla tradizione di Roma, il più grande impero dell'antichità e nostra matrice culturale?. Oltretutto il latino ancora oggi è la lingua più conosciuta e più parlata al mondo! Ed ecco il motivo dei testi in latino...
Cosa c'è di attuale nel testo di Petronio che ne fa un'opera ancora oggi letta, non solo per imposizione scolastica, e qual è stata la risposta del pubblico al vostro spettacolo?
Come dicevo l'assoluta modernità della struttura del Satyricon lo rende incredibilmente moderno, si legge tutto di un fiato, e resta solo il dispiacere che solo una parte di questo stupendo capolavoro sia giunto fino a noi. L'estate prossima metterò in scena con lo stesso meccanismo strutturale la Favola dell'Asino d'oro di Apuleio.
Ultima domanda. La musica separata dal suo contesto naturale, cioè dallo spettacolo, cosa perde e cosa acquista, a suo parere?
Ho creato il gruppo musicale SATYRICON CIRCUS come entità assolutamente originale e svincolata dalla messinscena del testo di Petronio, proprio perché credo nella bontà del progetto della ricostruzione della musica e dello spettacolo dal vivo nella ROMA ANTICA.
E le vendite e l'interesse dell'album Satyricon Circus, così come le repliche del concerto di Satyricon Circus a Taormina e le richieste di serate che stanno arrivando da tutto il mondo, mi fanno pensare che avevo ragione a pensare al progetto come entità in grado di vita autonoma e addirittura come "Marchio DOC" di un certo tipo di tradizione italiana delle origini ormai quasi perduta.
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