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Jazz classico con Bach, intervista a Nevio Zaninotto

Articolo di: Gian Luca Barbieri; pubblicato il 07/03/2008 alle ore 14:34:53.

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Nevio Zaninotto con il suo gruppo denominato Art Project propone un interessante cd di jazz, Farewell Dance, edito da Artesuono. Jazz classico, ben fatto, che sa unire perfettamente una tecnica sopraffina a una componente profonda ed espressiva.

Nevio Zaninotto

Nevio Zaninotto con il suo gruppo denominato Art Project propone un interessante cd di jazz, "Farewell Dance", edito da Artesuono. Jazz classico, ben fatto, che sa unire perfettamente una tecnica sopraffina a una componente profonda ed espressiva. In altri termini si può dire che la musica riesce a dar voce ai moti dell'anima attraverso un'estrema abilità compositiva ed esecutiva.

È un disco profondamente personale e collettivo allo stesso tempo, nel senso che tutti i brani (con la parziale eccezione di un coro di Bach, trascritto però dallo stesso Zaninotto) sono scritti dal sassofonista friulano, ma ciascun membro del gruppo riesce non solo a fornire il proprio contributo, ma anche, per così dire, a firmare il pezzo, a vivificarlo, a trasformarlo in qualcosa di collettivo.

Al fianco di Zaninotto (sax tenore e soprano) troviamo Renato Chicco (piano e organo Hammond), Roberto Cecchetto (chitarra elettrica), Marco Micheli (contrabbasso), Paolo Mappa e U. T. Gandhi che si alternano alla batteria. Il leader del gruppo ci ha concesso questa intervista.

Il tuo stile mi sembra caratterizzarsi per la scelta di restare entro i confini della classicità, stando lontano dalle sperimentazioni e dall'anima più propriamente free del jazz. Me lo confermi? Quali i motivi che giustificano questa tua scelta?

Sinceramente non ho pensato molto in questi termini, ho seguito quello che sono io musicalmente in questo ultimo periodo. Per quello che riguarda le forme di jazz totalmente basato sull'espressione e il naturale accadere delle situazioni, le trovo talvolta un po' noiose pur avendo come fine quello di generare l'esatto contrario e cioè il brillante fluire creativo.

Il vostro è un gruppo estremamente affiatato. Segno di una lunga pratica condivisa, di tante prove, di un'affinità catalizzata dalla musica che hai composto?

Mi fa molto piacere che faccia quest'effetto considerato il fatto che, a parte la collaborazione ormai trentennale con U.T. Gandhi e diverse situazioni in "Duo" con Renato Chicco, il resto del gruppo si è conosciuto in studio e si è provato e registrato il CD in meno di due giorni con un rapporto di empatia fantastico di cui ho un bellissimo ricordo. Questa può solo essere però un'eccezione che conferma la regola del condividere molte e molte ore di prove e lavoro insieme.

I tuoi pezzi prevedono una parte di improvvisazione oppure si basano su quella che, nel linguaggio cinematografico, si potrebbe definire una sceneggiatura di ferro?

Si basano su strutture, il più delle volte molto semplici e credo chiare e che dunque vadano bene per poterci suonare e fare dei soli sopra, né più né meno.

Da dove nasce l'idea di costruire un pezzo traducendo nel tuo linguaggio un coro di Bach?

Il corale luterano armonizzato da J.S. Bach e da me ripreso e riarmonizzato a sua volta è un'operazione temo, un tantinello presuntuosa, che rimane da un periodo della mia vita dedicato a riprendere alcuni brani della musica colta e smembrarli o tagliarli con parti dedicate all'improvvisazione.

Domanda sciocca ma in parte rivelatoria dei tuoi gusti: se dovessi salvare tre dischi di jazz quali sceglieresti? E per quali motivi?

Mah! che dire... vado un po' a pelle... Soul Station di Hank Mobley,80-81, Pat Metheny, Double Double You, Kenny Weeler, però mi mancherebbe molto anche The Nightfly di Donald Fagen e molti altri... che dire!

Puoi descrivere brevemente le condizioni in cui si trova la musica jazz in Italia in questi anni? Mi riferisco agli aspetti creativi, economici, al pubblico, al mercato, alla possibilità di presentare la propria musica ai concerti e di farla conoscere attraverso i cd.

Non è facile rispondere dato che viviamo in un bellissimo paese ma talvolta molto complicato, superficiale e paradossale e che quindi tutto questo si proietta sull'ambiente musicale.Posso dire che in questo mestiere si è molto soli e quindi poco salvaguardati, sono avvantaggiate quindi le persone che abbiano attitudine alle pubbliche relazioni oltre che capacità musicali. Talvolta la componente umoristica di certa musica molto attuale travolge eccessivamente tutte quelle sfumature ed elementi contenuti in stili meno appariscenti di cui bisognerebbe saper piacevolmente apprezzare il sapore e valore durante l'ascolto. Per quanto riguarda i CD il mercato, si sa, è in recessione con l'avvento di internet, che potrebbe essere però a sua volta una buona opportunità se presa in tempo. Io ho avuto la fortuna di incontrare Stefano Amerio che con la sua etichetta discografica "Artesuono" ho pubblicato il mio ultimo lavoro "Farewell Dance" che per ora ha incontrato i favorevoli riscontri di alcuni critici e spero possano incontrare quelli di un pubblico più vasto possibile.

E ora, come di prammatica, ti chiedo quali progetti hai per il futuro.

Per il futuro mi riservo di fare il mestiere del musicista di Jazz, in questo caso, che è fatto di varie cose come: portare avanti i miei gruppi con la mia musica, scrivere e arrangiare per Orchestra Jazz, praticare il sassofono e lavorare su nuove collaborazioni con musicisti giovani e talentuosi.

Nevio Zaninotto: Myspace