Susanna Parigi: L'insulto delle parole (recensione album)
Articolo di: Alberto Barina; pubblicato il 11/11/2009 alle ore 18:58:55.

Con questo lavoro Susanna scardina le porte, apre abissi e li richiude, si auto immola sugli altari, squarcia i cieli dell'indifferenza, dice e non dice, suggella patti e poi li scioglie, tanto la sua voce sa essere dolce e passionale tanto le parole che canta talvolta si rivelano pungenti, provocanti, insultanti, poco deodoranti e poco pop-peggianti.

Artista: Susanna Parigi
Album: L'insulto delle parole
Etichetta: Promomusic/Edel
Data di uscita: 2009
Qualche tempo fa qualcuno in una recensione scrisse che Susanna Parigi era una sorta di sacerdotessa della parola, quanto di profetico c'era in questa affermazione che pare essersi finalmente rivelata?
Eppure in questo suo nuovo quarto progetto discografico, da brava ed eterna scomposta quale ella è, la sento più strega, maga, piuttosto che sacerdotessa tout-court, una di quelle streghe inquisite che finiscono sul rogo proclamando fino allo sfinimento la propria innocenza, la sento un po' Giovanna D'Arco, la sento un po' Don Chisciotte, un po' sirena ammaliatrice.
Dunque... L'insulto delle parole... le parole che vengono prese a sassate, le parole che vanno offese... e, ma... allora bisogna offendere anche l'autrice delle parole, altrimenti che gioco è? Il fuoco che non brucia, l'acqua che non bagna...
Bisogna offendere anche colei che spinge, produce, usurpa queste benedette parole. E in che modo si può insultare Susanna?
Le si potrebbe dire che le sue canzoni non sono certo meglio di un ombrello, di un cavatappi o di una pastiglia per il mal di testa (NDR), le si potrebbe dire che quando canta è stonata come una campana, la si potrebbe persino rapire e costringerla in un'isola-reality, la si potrebbe dare in moglie ad un facoltoso calciatore cosicché anche il suo più intimo respiro possa divenire carne da rotocalco, le si potrebbe dire che farebbe meglio a fare la velina...
Per fortuna tutto ciò è un'ipotesi assurda, una colossale bugia, solo un terribile e fasullo incubo... delle parole, ma che probabilmente farebbe forse felice il 42,3% degli italiani (ma la percentuale pare aumenti col passare degli anni), ma di certo non il suo pubblico, quel pubblico egoista (come lo definisce Pasquale Panella), che lei ha saputo conquistare e conquistarsi con l'umiltà del suo talento, con la stessa fatica e pazienza di un archeologo che dissotterra reperti antichi, portando alla luce la sua arte, quell'arte che può essere lavorare di notte in silenzio/come chiesa che espande lo spazio/con le pietre gli affreschi che parlano e cantano/e annullano il tempo (da La Fiorista), quell'arte che si spinge oltre la democrazia imposta dei mass-media e che attraversa porte nel tempo.
Qui c'è solo da chiedersi dove cominci la parola e dove finisca Susanna e viceversa, e quanto ci sia Susanna nelle parole e quanto le parole siano Susanna.
Questo concept-album pare aprirsi e chiudersi nel giro di un paradisiaco ed infernale applauso, quel colpo d'ali del primo brano che diventa, appunto nel brano di chiusura L'applauso, parola che uccide, passando attraverso la forte sublimazione erotica di Non chiedermi parole d'amore, la teatrale, lucida rassegnazione ironica di Fa niente – una vita perfetta, che trae ispirazione da Il suicidio un testo di Edna Millay: le cui parole paiono inquietantemente attuali: Fa niente/ se assistere al dolore/ fa piegare le spalle/e con le spalle ripiegate non vali più niente/Dio! Come ho invidiato le posizioni erette, per virare poi nella commovente L'attenzione che sembra ergersi a prontuario per l'artista (il poeta forse?) visto che ordinerai con le tue mani/e lei saprà eseguire, fino ad arrivare all'ipnotico e seducente recitativo di C'è bisogno di tempo.
Con questo lavoro Susanna scardina le porte, apre abissi e li richiude, si auto immola sugli altari, squarcia i cieli dell'indifferenza, dice e non dice, suggella patti e poi li scioglie, tanto la sua voce sa essere dolce e passionale tanto le parole che canta talvolta si rivelano pungenti, provocanti, insultanti, poco deodoranti e poco pop-peggianti.
Tutto dunque appare iscritto in una sorta di magico cerchio, perfetto anche nei piccoli fuori programma della voce di lei bambina che canta disturbata dal fruscio del tempo, o nella giovanile freschezza della voce della madre-amica che intona come una specie di stornello cantato alla finestra Sempre di Gabriella Ferri che, fa da introduzione alla superlativa versione de La canzone dei vecchi amanti.
E poi ci sono i musicisti compagni consonanti di viaggio e di suono, che remano e spingono e danno il meglio, un pianoforte che scintilla e fa filtrare ombre, un curatissimo booklet, e la traccia video a conclusione con amici ed illustre menti che dicono la loro sulla parola... il grande assente Umberto Galimberti, haimè!
Si possono dire ancora altre parole? Posso riavvolgerle tutte e riscriverle? No, forse bastano queste a stuzzicarvi l'idea di acquistare il cd? In fondo non tutto si può e si deve raccontare, dovete essere preda della curiosità, e ci deve essere segretezza, magia perché scendere negli abissi dei dettagli di un lavoro come questo sarebbe un errore, un insulto.
Firmato un amico di passaggio che ha preso la... parola al balzo!
- L'insulto delle parole
- Non chiedermi parole d'amore
- Fa niente (la vita perfetta)
- L'attenzione
- La fiorista
- Il raro movimento
- C'è bisogno di tempo
- La canzone dei vecchi amanti
- Una basta
- L'applauso (la parola che uccide)
Clip video L'insulto delle parole con Kaballà, Lella Costa, Corrado Augias, Cesare Fiumi, Leonardo Manera, Andrea Pinketts, Dr. Bruno Renzi.
Susanna Parigi: Sito Ufficiale - Myspace.
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