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Uross e gli Unartisti: Soliloquio d'Estate (recensione)

Articolo di: Pier Giorgio Tegagni; pubblicato il 22/12/2009 alle ore 00:52:17.

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Torniamo ad occuparci di Uross e band, gli Unartisti, in occasione del loro terzo demo, Soliloquio d'Estate, composto di sei tracce registrate nel loro piccolo studio 'artigianale' animati da passione sincera e amore sviscerato per la musica.

Uross e gli Unartisti

Artista: Uross e gli Unartisti
Album: Soliloquio d'Estate
Etichetta: autoprodotto
Data di uscita: 2009

Il tempo trascorso dal primo demo Quasixcaos, di ben 11 tracce, datato 2008 ma con canzoni che percorrono un arco temporale dal 2005 al 2007, non è passato invano e i miglioramenti sono piuttosto evidenti, sia nella composizione, più coerente e concisa, che negli arrangiamenti incisivi e accurati.

Testi e musiche nascono come sempre "in solitaria" da Uross per poi passare tra le mani della band per gli arrangiamenti. Il delicato passaggio da "idea" a "canzone" è risolto dalla coesione tra i diversi elementi della band senza troppe sbavature pur lasciando spazio alle differenti estrazioni musicali di volta in volta rock, folk, blues e jazz, senza dimenticare la canzone italiana.

Brano di punta di questo cd è L'urlo: l'esplosione rabbiosa della rivolta al perbenismo, all'ipocrisia e il senso di impotenza di fronte a situazioni insormontabili e immutabili confluiscono nell'"urlo che strozzato in gola comincia a sanguinare". Musicalmente L'urlo è un brano ben riuscito con un buon attacco indie-rock e un riff efficace di chitarra/basso sostenuto dal drumming incalzante.

L'atteggiamento nichilista di Uross, messo in luce nel primo brano, pervade anche le successive tracce con una visione della vita che non lascia scampo e si trasforma in poetica musicale come unico viatico di sostegno. Così La canzone di Natale è l'ennesimo rivolgimento interiore causato dal disagio dell'inadatto, di chi si sente tradito dal materialismo imperante ("Canto la canzone di Natale forse per sentirmi più normale.."). Il culmine di un disincantato pessimismo è però raggiunto nel brano successivo, Al mio funerale, introdotto da rintocchi di campane a morto e sottolineato da una slide guitar celestiale, l'immagine dell'ultimo viaggio è marcata dalla triste visione di un cane ("Al mio funerale vorrei solo un cane bastonato da tutti.. sembrerà normale").

Dalla quarta traccia in poi il mood lugubre si stempera gradualmente, con un briciolo d'ironia, nel Silenzio in blues. Un'atmosfera surreale regna nel brano ("nel silenzio io mi son perso/non so più come/nel silenzio non rispondo/io più di me") mentre leggiadra continua la musica. L'animo si solleva ancora nel brano successivo, Avevo uno Snake, folk-song crepuscolare per voce e chitarra acustica.

Nell'ultimo brano, L'eternauta, Uross continua a stupirci con un'ulteriore virata ottimistica, dopo aver esplorato lo scuro della sua anima gradualmente ci porta ai piani superiori, dagli inferi del pessimismo al paradiso della perdizione. Attraverso cicaleggianti atmosfere psichedeliche, profumate d'estate, e voli di chitarre/gabbiani, Uross, eterno vagabondo, si perde in mille domande sulla vita e si annulla nella ricerca dell'eternità.

Soliloquio d'Estate è una prova superata a pieni voti, con tutte le tracce superiori alla norma di cui due, L'urlo e L'eternauta, meritevoli di un 8+.

Tracklist:
  1. L'urlo
  2. La canzone di Natale (anche quando Natale non è)
  3. Al mio funerale
  4. Silenzio in blues
  5. Avevo uno Snake
  6. L'eternauta

Uross: Sito ufficiale.