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Luca Ghielmetti: Luca Ghielmetti

Articolo di: Gian Luca Barbieri; pubblicato il 07/02/2009 alle ore 14:31:01.

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Ghielmetti ha la voce del bluesman, pur non facendo blues, e la mette al servizio di un cantautorato di grande qualita', valendosi oltre tutto della collaborazione di grandi musicisti quali Greg Cohen, contrabbassista di Tom Waits.

Luca Ghielmetti - cd cover

Artista: Luca Ghielmetti
Album: Luca Ghielmetti
Etichetta: Odd Times/Egea
Data di uscita: ottobre 2008

Quando si ascolta un disco particolarmente intenso, convincente, lontano dalle "solite" produzioni e dallo stile massificato che caratterizzano il mercato attuale, ci viene spontaneo contattare l'autore per conoscerlo, per parlare della sua musica, per capire qualcosa di più. È ciò che abbiamo fatto con Luca Ghielmetti, giunto al suo terzo cd intitolato semplicemente con il nome dell'autore, edito da Old Times Records e distribuito da Egea. Si tratta di un disco destinato a lasciare il segno negli ascoltatori raffinati, che chiedono alla musica e ai testi qualcosa che superi le semplici emozioni effimere codificate dalle mode.

Ghielmetti ha la voce del bluesman, pur non facendo blues, e la mette al servizio di un cantautorato di grande qualità, valendosi oltre tutto della collaborazione di grandi musicisti quali Greg Cohen, contrabbassista di Tom Waits, che ha prodotto il disco e ha affiancato regolarmente Ghielmetti nella realizzazione di ogni canzone, fornendogli suggerimenti preziosi. E poi Cyro Baptista alle percussioni, il grande Tim Sparks alla chitarra, Greg Leisz alla slide guitar. E ancora Mario Arcari ai fiati, Franco Piccolo alla fisarmonica, Jimmi Villotti alla chitarra elettrica. Lo stesso Ghielmetti suona la chitarra, il pianoforte e le testiere; inoltre ha composto i brani, tra i quali uno ("A un passo dalle nuvole") è stato reso celebre da Enrico Ruggeri.

Ci racconta che la prima canzone dell'album, "Antes que muda el mar", ha avuto una genesi particolare. È stata composta circa vent'anni fa, ma è sempre stata priva di un testo vero e proprio. La eseguiva dal vivo, ma cantando in uno strano gramelot più o meno improvvisato, imparentato con il dialetto ligure. Poi, quasi improvvisamente, è nato il testo, poco prima della registrazione, con una storia d'amore bella e originale.

Un altro brano che ci ha colpito molto è "Quei bei baci a Paris", una canzone d'amore malinconica, in cui si parla di "dolce agonia della vita da grandi" e si dice che "come tiri in tribuna nascondiamo i rimpianti e innaffiamo i rimorsi che non danno mai fiore". Chiediamo a Ghielmetti se questo sentire è proprio suo, se il suo carattere è orientato in direzione della malinconia, del rimpianto. La sua risposta è che il suo carattere è aperto e simpatico, "sono un goliardone, e sono in pace con la vita, sono soddisfatto" (ora ha anche due figli in tenera età che lo impegnano e lo riempiono di gioia), "ma in me, quando canto o mi trovo in particolari condizioni d'animo emerge una malinconia bretone, che evidentemente fa parte del mio sentire".

Anche nella canzone intitolata "Le corniole di nonno Rassouli" si parla di rimpianto per la giovinezza che se ne va ("quanto mi manca quel lessico infantile"). Racconta che l'ha composta in relazione alla sua esperienza universitaria a Pavia, ed è centrata sul rapporto con due studenti persiani che vivevano dall'Italia il dramma della loro terra che passava attraverso la rivoluzione, quella rivoluzione che è stata rappresentata di recente nello splendido film "Persepolis". Dice però che, benché fossero tempi sereni, in lui emergeva questo sentire, che definisce come "un nodo in gola da notte di Natale d'altri tempi".

I testi delle sue canzoni incantano per la capacità di fondere magicamente la comprensibilità e il mistero, nel senso che la storia narrata viene intuita, più che essere colta completamente, perché è intrisa di ombre che la rendono più ermetica, anche più affascinante. Gli chiediamo se si tratta di un'oscurità ricercata o se la mancanza di trasparenza è dovuta a riferimenti autobiografici che sfuggono necessariamente all'ascoltatore.

Ci spiega che l'impressione è giusta e questo effetto di parziale oscurità è il risultato della sua "voglia di dire, senza però voler fare canzoni popolari". Un cantautore mette in campo necessariamente riferimenti autobiografici, ma li gioca senza palesarli del tutto. Bisogna farsi capire, e ciò "costringe a misurarsi con il compromesso, accettandolo ma anche rifiutandolo".

Sempre a proposito dei testi, gli faccio notare che la mia impressione è che siano estremamente personali, ma anche in parte sopra le righe, nel senso che strizzano l'occhio a una tradizione e a un discorso musicale che vengono presi come riferimenti ma con un certo distacco, anche ironico. Gli chiedo se è un'impressione che condivide.

Risponde affermativamente. "E' verissimo. Da parte mia c'è un desiderio di aprirmi, ma anche un rifarmi alla tradizione, ovviamente rielaborandola personalmente", e cita tra i suoi modelli Paolo Conte e Tom Waits, tra gli altri.

Gli chiedo come è avvenuto l'importante incontro con Greg Cohen. "Del tutto casualmente, ad un concerto di Mimmo Locasciulli. Gli ho portato i miei due dischi e due bottiglie di barbera", e da allora si sono visti non appena Greg era libero da impegni musicali in giro per il mondo, suonavano insieme e registravano.

A proposito della sua musica, ci conferma che la sua scelta di etichette piccole per pubblicare le sue canzoni non è dovuta al fare di necessità virtù, ma è una scelta di libertà: "Non riesco ad adattarmi a un meccanismo che non sento mio".

Qualche informazione sulla sua attività live. "Suono spesso, non appena posso, in Italia e in giro per il mondo. Anche perché la mia professione [di farmacista] me lo permette". Si è sempre esibito con formazioni interessanti, ad esempio ha suonato con Armando Corsi e Mario Arcari, che facevano parte del gruppo storico di Ivano Fossati. Un aspetto interessante: "Ho sempre concepito i miei tour come avventure eno-turistico-grastronomiche", a sottolineare il gusto, il piacere di un'attività che appaga ogni suo desiderio e che non va considerata distaccata dal resto della vita.

Spesso i suoi concerti si aprono con un tributo a Lauzi e uno a Brassens, poi partono i suoi pezzi. Un commento al suo disco. "Sono del tutto soddisfatto, anche grazie all'apporto di Greg, che gli ha dato un'impronta antipop per eccellenza e ha realizzato un suono, come dire, un po' sporchino. È un disco che sento mio, che mi assomiglia molto. È come una cucina piacevole perché è poco cucinata". Un disco che consigliamo caldamente.

Tracklist:
  1. Antes que muda el mar
  2. Quei bei baci a Paris
  3. Le corniole di nonno Rasouli
  4. A un passo dalle nuvole
  5. La faccia del papà
  6. I treni di un'ora
  7. Il dottor carlo
  8. Barbara
  9. Le rosse di Amsterdam

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