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Les Italiens: Verdeluna Dancing Hall, un disco per ritrovare il fascino dello swing (intervista)

Articolo di: Gian Luca Barbieri; pubblicato il 26/03/2009 alle ore 13:01:16.

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Les Italiens e' un'orchestra di undici musicisti attiva da piu' di dieci anni. Nell'ultimo album ''Verdeluna Dancing Hall'' recuperano i modelli musicali degli anni quaranta-cinquanta per ritrovare lo spirito ed il fascino della musica da ballo.

Les Italiens - Verdeluna Dancing Hall - cd cover

Tra i gruppi che ci troviamo a recensire negli ultimi tempi, Les Italiens sono uno dei più interessanti, se non altro perché hanno operato una scelta di genere che si distacca dalle codificate ricette rockettare progettate per adolescenti e vietate ai maggiori di anni 25. Les Italiens sono ben undici musicisti: Alessandro Di Puccio, band leader, al vibrafono e alle percussioni, Francesca Taranto al basso e alla voce, Jacopo Martini e Luca Gelli alla chitarra, Stefano Onorati al piano, Alessandro Fabbri alla batteria, Emanuela Parrini al violino, Dario Cecchini, Marco Bini e Simone Santini al sax, Luca Marianini alla tromba, più Franco Pinzauti paroliere.

Il gruppo è stato fondato poco più di dieci anni da Di Puccio, jazzista che ha collaborato tra gli altri con Rita Marcotulli, Luca Flores, Enrico Pierannunzi e Bruno Tommaso ed ha alle spalle un percorso interessante, che lo ha spinto a far conoscere la propria musica anche all'estero, ad esempio in Svizzera, in Francia e in Turchia. Musiche di Les Italiens sono state utilizzate come sigle di programmi televisivi e radiofonici e come colonne sonore cinematografiche.

La loro ricerca, che è sfociata in "Verdeluna Dancing Hall" (etichetta Silence e distribuzione Audioglobe), è volta a recuperare i modelli musicali degli anni quaranta-cinquanta, e basta un primo ascolto del loro cd per ambientarsi immediatamente tra sonorità d'altri tempi, che si collegano a immagini e a fasi della storia spesso mostrate in film e documentari. "Rock and Go", brano d'apertura del disco, è un boogie indiavolato, sostenuto anche da ottimi impasti vocali, che si collega a immagini di ambienti fumosi, popolati da soldati americani e donne con tailleur e lunghe collane che danzano su quei ritmi frenetici.

Osservazioni analoghe si possono fare per tutti i brani dell'album, da "Un giorno me ne andrò", un divertente foxtrot cantato dalla bella voce di Francesca Taranto, a "Dora", jump giocato su un giro di piano costante e ripetuto, da "Un soir d'avril", slow con il violino che "parla", a "Verdeluna", merengue che rievoca ambientazioni circensi stralunate, fino a "Wood's Bolgie", adatto a costituire la colonna sonora di un film di Russ Meyer. Abbiamo intervistato Alessandro Di Puccio leader e compositore/arrangiatore.

Quali sono i motivi che vi hanno spinto a scegliere questo genere musicale? Suppongo siano legati alla vostra storia musicale e personale, ma mi piacerebbe saperne qualcosa di più.

Diciamo che l'orchestra non si è mai data l'obiettivo di rappresentare un stile o genere definito. Nel primo disco i riferimenti e le ispirazioni erano più di ambito world music (puoi ascoltare i brani nel nostro sito www.lesitaliens.it), invece il nuovo lavoro (Verde luna dancing hall) è ispirato alla musica da ballo. Cioè, in particolare, allo swing arrivato in maniera travolgente al termine del secondo conflitto mondiale, con le truppe di occupazione americane. Ovviamente i motivi di tale scelta stilistica derivano da un amore per il jazz e la sua storia (i componenti dell'orchestra sono tutti jazzisti di fama nazionale) ed anche per una sorta di idea "cinematografica" che la musica può in qualche modo evocare. Volevamo che gli arrangiamenti dei brani riuscissero a ricreare il sapore di quell'incredibile entusiasmo giovanile (dei giovani di allora, reduci dal più devastante disastro mondiale) che precedette il "boom" economico degli anni sessanta. Pur confrontandoci con la musica del dopoguerra, volevamo però che la nostra musica mantenesse intatte la freschezza, il calore e la personalità del suono "Les Italiens" che avevamo espresso nel primo cd. Il nuovo lavoro è quindi un passaggio di una personale direttrice artistica, che cerchiamo di portare avanti.

La vostra è una musica piena di fascino, che comunica energia sia su cd che, immagino, ancor di più nell'esecuzione dal vivo. Come sono e in quali luoghi e contesti si svolgono i vostri concerti?

Essendo una formazione di 11 elementi normalmente suoniamo in spazi abbastanza grandi come teatri, auditorium, o luoghi all'aperto durante le rassegne e festivals estivi, anche se la dimensione più intima del club o del locale notturno ci piace molto. Devo però dire che quando ci esibiamo in spazi dove il pubblico, invece di rimanere seduto, ha la possibilità di ballare, la nostra musica acquista un senso diverso e forse anche noi ci entusiasmiamo di più.

Qual è il pubblico che ascolta la vostra musica e vi segue nelle esibizioni dal vivo?

E' un pubblico variegato, direi "trasversale". Ci sono molti giovani (apprendisti musicisti e non) ma anche anziani o adulti. Poi appassionati di jazz e musica popolare, di solito riceviamo complimenti anche da musicisti o amanti della musica classica. Con orgoglio devo anche dire che abbiamo ricevuto parole di stima da grandi musicisti italiani uno fra tutti il mio maestro, Bruno Tommaso, che dopo aver ascoltato il primo cd mi scrisse una lettera (di quelle vere, lui non usa le e-mail) veramente bella, piena d'emozione e ci incoraggiava a continuare con convinzione su la strada che avevamo intrapreso, perché quello che stavamo facendo era soprattutto un "invito all'intelligenza".

In quale prospettiva, con quale finalità viene effettuato il vostro recupero della tradizione musicale italiana?

La prospettiva è quella che dicevo prima, è un percorso, un "invito" all'impegno anche se con leggerezza, qualcosa che ha a che fare con il piacere di fare musica, di emozionare (se possibile) in maniera educata. Per quanto riguarda il discorso del recupero delle nostre tradizioni, direi anche qui che si tratta del piacere. Cioè la voglia di capire e quindi di studiare"antichi" sistemi per creare colori musicali che in qualche modo appartengono ad un comune sentire, ma sono soprattutto un mezzo per scoprire altre possibilità creative e spero comunicative. Nella musica che scrivo ci sono numerosi riferimenti al passato: soluzioni armoniche, sviluppi melodici, andamenti ritmici. Si tratta di sfumature che se inserite nel punto giusto danno un carattere particolare al pezzo. Bisognerebbe entrare in un discorso più dettagliato riguardante le tecniche di scrittura musicale, di composizione e arrangiamento per spiegare meglio questo concetto.

Per essere breve posso fare un esempio: nel cd vi sono alcuni brani che al primo ascolto sembrano molto orecchiabili (e nell'insieme lo sono) poi ti addentri nelle pieghe della melodia e scopri che ci sono alcuni intervalli difficilissimi da cantare intonati (la mia straordinaria cantante, Francesca Taranto, mi insulta sempre ogni volta che deve registrare un pezzo nuovo). Poi passi alla tessitura armonica e anche li ci sono un serie di micro passaggi che fanno sempre impazzire i chitarristi e la sezione dei saxes quando suonano i periodi armonici sotto la linea della tromba. Per finire gli ostinati e gli "obbligati" ritmici che deve sostenere la batteria (e stiamo parlando di uno dei migliori batteristi italiani, Alessandro Fabbri, senza mai perdere un beat del tempo, se no la gente smette di ballare). Penso che il nostro stile sia proprio questo sembra facile...

Mi pare che il recupero della tradizione (o meglio, di una certa tradizione) sia arricchito da vostri apporti personali. La vostra dunque, a mio parere, non è solo un'operazione filologica e storica centrata sul "come eravamo", ma mi pare che il vostro apporto originale sia fondamentale. Me ne potete parlare?

La musica leggera italiana (con eccezione di San Remo degli ultimi vent'anni) è da sempre un esempio di riciclaggio e innovazione: assimila i linguaggi, gli stili, i generi del più vasto panorama musicale possibile e poi li ripropone "cucinati" a suo modo. E' pure capace di esportarli nel mondo! La nostra storia è piena di esempi Kramer, Buscaglione, Carosone, Tenco, Bindi, De Andrè, Battisti, Pino Daniele... è straordinaria la gente di questo paese quando vuole, e quando glielo lasciano fare.... Noi cerchiamo di seguire i grandi esempi, come possiamo e con i mezzi che abbiamo.

Qualche anticipazione sui vostri progetti per il futuro.

Gran parte del merito per tutto ciò che di buono abbiamo raccolto fino a adesso è della fortuna. La nostra fortuna è rappresentata dall'incontro, diversi anni fa, con Marco Lamioni che di mestiere fa il produttore discografico. E' rimasto uno dei pochi a lavorare con intelligenza, passione e grande capacità. Con lui abbiamo progettato una carriera dei Les Italiens strepitosa.

Il futuro però è incerto e magari lo fosse solo per noi. Vorremmo fare molti concerti, sicuramente più di quelli che riusciamo a fare in questo periodo di grande crisi e purtroppo non solo economica. Ma qui entriamo in un triste argomento e noi suoniamo per divertirci e per far divertire...

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