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Beatrice Antolini: A Due (recensione album)

Articolo di: Gian Luca Barbieri; pubblicato il 30/03/2009 alle ore 18:59:15.

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Beatrice Antolini, a due anni di distanza da ''Big Saloon'', torna con il suo secondo cd, ''A Due'' (Urtovox, distribuzione Audioblobe), e conferma di essere una delle presenze piu' interessanti del panorama musicale italiano.

Beatrice Antolini - A Due - cd cover

Artista: Beatrice Antolini
Album: A Due
Etichetta: Urtovox
Data di uscita: 2008

Beatrice Antolini, a due anni di distanza da "Big Saloon", torna con il suo secondo cd, "A Due" (Urtovox, distribuzione Audioblobe), e conferma di essere una delle presenze più interessanti del panorama musicale italiano. Soprattutto ci riferiamo a quel settore un po' in ombra, in cui si fa ricerca e si realizzano (raramente, purtroppo) prodotti che non costituiscono l'ennesima variazione su cose già sentite infinite volte.

Il suo disco è un piccolo gioiello costituito da undici tracce che si incastonano perfettamente come in un diadema magico e diabolico. Beatrice ha scritto, eseguito e prodotto questa preziosa opera, che ha seguito in ogni fase, dall'ideazione all'esecuzione (suona lei quasi tutti gli strumenti, dal piano alle chitarre, dall'organo al vibrafono, dal basso alle percussioni, dal sintetizzatore alla batteria al violoncello), senza trascurare il missaggio e la produzione. E ovviamente canta, con una voce da Lolita avvolta da un mantello nero e spuntata da qualche antro di un castello gotico avvolto nelle nebbie più fitte.

L'aspetto che colpisce fin dal primo ascolto è la struttura metamorfica delle sue canzoni, mai adagiate su una formula costante né su motivi orecchiabili, ma costantemente sfuggenti, frammentate, collages ritmici e timbrici di tessere eterogenee ma anche perfettamente armonizzate.

È una cavalcata suggestiva quella fra le tracce del disco. Si parte da "New Manner", con un attacco da circo di acrobati lisergici, poi si passa a "Funky Show", con un ritmo incalzante regolarmente interrotto e affascinante. "Morbidalga" è invece costruita su un tempo slow, arpeggio di chitarra elettrica, voce sovraincisa e base di organo Farfisa. "A New Room for a Quiet Life" parte con un ritmo che strizza l'occhio al latino, fino a renderlo poi irriconoscibile, giocando su un uso geniale dell'organo e su voci che sembrano uscire da un girone infermale riservato alle suore dei "Diavoli" di Ken Russel. "Modern Lover" è un breve intermezzo strumentale dall'atmosfera onirica. "Clear My Eyes" è articolata su atmosfere sospese e rarefatte che danno vita a una ninna nanna da brividi. Dopodiché "Pop Goes to Saint Peter" riprende una ritmica graffiante, salvo poi spezzarla con soluzioni inattese. Insomma, ogni pezzo è un gioiello e una sorpresa. Ricordiamo ancora "Secret Cassette", lenta, malata, con una voce cristallina da oltretomba e "Double J", marcetta psichedelica zappiana che poi vira in direzioni diverse e interessanti.

Che dire? Si fatica a trovare dei riferimenti, dei modelli: vengono in mente Zappa, i Talking Heads, i This Mortal Coil, tanti altri, ma sbriciolati e fatti girare vorticosamente in una turbina fino a non riconoscerli più. Bello anche il booklet, con Beatrice che sembra una reincarnazione di Siouxsie uscita dal "Gabinetto del dottor Caligari".

Per saperne qualcosa di più l'abbiamo contattata telefonicamente. Iniziamo chiedendole proprio quali sono i modelli a cui si ispira per comporre la sua musica. Ci conferma l'importanza dei Talking Heads e di Frank Zappa, ma aggiunge: "Nella mia vita ho avuto tanti periodi diversi; ho avuto un periodo più rock, uno punk, uno ultrafunk, poi la New Wave, senza dimenticare la classica. Però non ho mai copiato niente. Ho lasciato decantare tutto e poi ho scritto e suonato quello che volevo, indipendentemente dalla mia formazione, che c'è, ovviamente, ma che lascio sullo sfondo".

Dichiarazioni che vengono del tutto confermate dalla sua musica. Le chiediamo perché canta in inglese e non in italiano (anche se, effettivamente, anche per noi l'italiano suonerebbe quanto meno strano in questo contesto di suoni). Ci dice: "Uso l'inglese perché a me interessa che anche le parole esprimano suoni. Non sono impostata in senso cantautorale. La voce per me è un altro strumento musicale. Canto in inglese proprio per questo. Ho necessità di altri suoni, più che di parole con significati propri".

Altra domanda d'obbligo: "Perché suoni tutto tu, a parte i fiati e pochissime altre eccezioni?" Risposta sincera e decisa: "Perché spesso mi sono trovata a suonare con persone che non si impegnavano a sufficienza, e poi non mi piace dipendere dagli altri. Come dice il proverbio: chi fa da sé fa per tre. Nelle altre persone trovo spesso che non ci sia la forza che io cerco, quindi faccio tutto io, sovraincidendomi, e sovraincidendo anche gli apporti di qualche altro musicista a cui chiedo la collaborazione". "E dal vivo come fai?" "Beh, dal vivo la cosa cambia, naturalmente. Siamo in sei e ci siamo amalgamati benissimo, sono musicisti stupendi e grandi amici".

Le chiediamo qualche informazione sulla sua storia, anche per avere conferma riguardo a ciò che si legge sulle note per la stampa, cioè se è vero che suona dall'età di tre anni. "E' vero, sono partita dalla musica classica, poi sono passata al rock e agli altri stili che ti ho detto prima. Ma la cosa importante è che la mia musica è una parte fondamentale della mia vita, ho vissuto suonando, ho accompagnato i diversi momenti della mia vita con la musica. Il mio stile è nato ed è rimasto percussivo, suono tutto in modo percussivo. La percussione è lo stato primario della mia musica. La melodia non ha la valenza primaria, perché questa spetta alla percussività, al ritmo su cui poi si costruiscono le melodie, ma solo in un secondo tempo".

Tracklist:
  1. New Manner
  2. Funky Show (video)
  3. Morbidalga
  4. A New Room For A Quiet Life
  5. Modern Lover
  6. Clear My Eyes
  7. Pop Goes To Saint Peter
  8. Sugarise
  9. Secrete Cassette
  10. Double J
  11. Taiga

Beatrice Antolini: Myspace.