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Cristina Zavalloni: tra Igor Stravinsky e Darius Milhaud (intervista)

Articolo di: Gian Luca Barbieri; pubblicato il 25/06/2009 alle ore 12:59:15.

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Cristina Zavalloni ha pubblicato uno splendido cd intitolato ''Tilim-bom'' (edizione Egea), che approfondisce e sviluppa uno dei due principali filoni della sua ricerca: quello della musica colta (o classica), che affianca e gioca dialetticamente con quello del jazz.

Cristina Zavalloni - Tilim-bom - cd cover

Cristina Zavalloni ha pubblicato uno splendido cd intitolato “Tilim-bom” (edizione Egea), che approfondisce e sviluppa uno dei due principali filoni della sua ricerca: quello della musica colta (o classica), che affianca e gioca dialetticamente con quello del jazz.

Al suo fianco al pianoforte Andrea Rebaudengo. La scaletta comprende una prima sezione con brani di Igor Stravinsky (Tilim-bom, Trois petites chansons, Pribaoutki, Berceuses du chat, Quattro canti russi) e una seconda con pezzi di Darius Milhaud, seguiti da una bonus track di Francis Poulenc.

Interpretazioni originali, fortemente personalizzate da Cristina, che da un disco all'altro sembra evolvere senza sosta, anche a livello vocale, verso una maturità dinamica che promette di non arrestarsi mai. Questa l'intervista che ci ha concesso.

Inizierei da una richiesta banale, ma che in parte mi tormenta: l'immagine in copertina, con te che guardi alla tua destra un attaccapanni con un copriabiti trasparente. Solo apparentemente simile a quella che compare sul frontespizio del libretto. Ha sicuramente un senso, ma mi sfugge. Lo potresti spiegare?

Beh, lui è il grande assente, l'alter-ego, la parte che mi completa in questo cd e che si palesa sul retro: Andrea (Rebaudengo)! Io guardo il suo porta-abiti vuoto, segno che lui c'è ma è già altrove, già cambiato e pronto per cominciare l'avventura (in questo caso sonora). Si tratta davvero di un duo, non di una cantante con un pianista che l'accompagna, questa è l'idea più o meno criptica che soggiace l'immagine in copertina..

Tolta questa curiosità forse sciocca, passerei alla musica. Conosco il tuo precedente disco in cui ti sei misurata, tra gli altri, con Ravel, Berio e Ives. Ora hai optato per Stravinsky, Milhaud e Poulenc. Quali i motivi di questa scelta?

Dopo quel primo disco insieme, Andrea ed io abbiamo proseguito la ricerca di repertorio adatto al nostro duo (un lavoro infinito, che ciascun musicista porta avanti costantemente). Il nostro interesse maggiore rimane il Novecento storico, nello specifico gli autori che hanno tratto spunto da materiale di origine folklorica per farne proprie elaborazioni.

Stravinsky, che è tra l'altro uno degli autori moderni più gettonati tra i jazzisti, insieme forse a Bartok, rientra a pienissimo titolo in questa schiera. La scoperta dei canti di Milhaud è avvenuta casualmente attraverso il compositore olandese Louis Andriessen, a cui mi unisce profonda amicizia. Me li ha fatti leggere a casa della violinista Monica Germino mentre lui mi accompagnava al piano, lo ricordo come fosse ora: lui li aveva conosciuti attraverso la voce di una delle sorelle, cantante.

Nel 2007 il Concertgebouw di Bruges (Belgio) ci ha commissionato un recital dal titolo “Bad Boys”, il cui tema erano compositori stilisticamente irrequieti e ribelli che avevano condiviso il milieu culturale della Parigi della prima metà del secolo scorso. E così abbiamo architettato un programma che prevedeva Stravinsky, Milhaud, Satie e l'americano Georges Antheil. Al momento di realizzare il Cd abbiamo però preferito – in sintonia con l'etichetta – concentrarci solo su due di queste figure, perché l'ascolto non risultasse dispersivo. Poulenc è solo una piccola chicca finale (una regola non scritta prevede che nella Bonus Track ci si possa sbizzarrire, seguendo solo l'estro del momento!)

Ho ascoltato la versione delle “Berceuses du chat”, dei “Quattro canti russi” e di “Pribaoutki” di Stravinsky eseguiti dal mezzosoprano Ingrid Silveus e dallo Schirmer Ensemble. Ho apprezzato molto la tua rilettura. Due richieste a questo proposito. La prima: come ti sei accostata a questi “lieder” di Stravinsky? La seconda: come mai ne avete fatto la trascrizione per pianoforte, dato che, mi pare, siano concepiti per un'esecuzione strumentale diversa, o almeno nella versione che conosco sono eseguiti da un ensemble strumentale?

No, no, nessuna trascrizione: tutto ciò che abbiamo inciso è materiale originale dei vari autori, in questo caso sono versioni per canto e piano realizzate dallo stesso Stravinsky. Approcciare queste brevi schizzi compositivi è stato per me piuttosto naturale: nell'incedere ritmico, nella fugacità, nella spigolosità di questi brani ritrovo un modo di essere (in musica ma non solo) in cui mi riconosco appieno, sono scivolata dentro a questo universo sonoro con grande agio. Più che cantarli, li vivo come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Ho pensato ad una versione volutamente minimalista di questi pezzi, già di per sé minimalisti. Una lettura del tutto fuorviante?

Ogni lettura è più che legittima: noi interpreti facciamo un nostro percorso di apprendimento ed elaborazione del repertorio da eseguire, ma non è detto che ciò risulti poi evidente all'ascoltatore. Anzi: il risultato finale sfugge totalmente al nostro controllo, ognuno è libero di trovare nella musica ciò che crede. Credo che il bello stia proprio qui.

Un altro mio pensiero che cerca conferma (o smentita): la scelta di “Tilim-bom” come titolo dell'intero cd: non segnala per caso l'importanza della componente fonetica, onomatopeica del linguaggio, che la tua musica ricerca e potenzia?

Certo, e del gioco: Tilim-bom è una filastrocca folle e surreale, ci piaceva mettere in evidenza questo aspetto dell'intero disco, la leggerezza, spesso folle e inafferrabile ma sempre divertita.

Milhaud: anche lui alle prese con canzoni che hanno la durata del frammento, ma che presentano caratteristiche ben differenti da quelle del musicista russo. In che modo ti sei posta nei confronti di questi canti popolari ebraici? Come li hai animati, o per meglio dire, come li hai griffati? (non ho altre esecuzioni con cui confrontare le tue versioni).

Non ne hai perché non ne esistono, anche da qui è nato il desiderio di inciderle. Ci sono università in giro per il globo che ci chiedono copia del cd come materiale didattico da inserire nelle loro fonoteche… esiste solo un'altra versione (mi pare con Milhaud stesso al piano) ma incisa da una voce maschile. Mi sono posta con enorme umiltà, come cerco sempre di fare. Avevo nell'orecchio il suono che Andriessen più ama di me (essendo stato lui a farmeli scoprire). Quindi ho cercato una vocalità espressiva ma semplice, non troppo impostata, a tratti quasi bianca. In fondo sono canti sacri, caustici, taglienti ma che evocano una forte spiritualità.

De Bonis e Rebaudengo sono i tuoi fedeli accompagnatori al pianoforte. In che cosa si differenziano e cosa guida la tua scelta tra l'uno e l'altro?

Sono due musicisti radicalmente diversi. La scelta si basa su un principio semplice: la musica scritta/classica con Andrea, quella improvvisata/jazz con De Bonis. Questa è la regola, l'aspetto interessante sta nel confutarla continuamente!

Ultima domanda d'obbligo: quanto della tua esperienza di cantante jazz trasmigra nella musica classica, o meglio colta?

Credo parecchio: il modo di stare sul tempo (ovvero l'approccio ritmico), il bisogno di fare musica insieme agli altri musicisti, invece di lasciarsi semplicemente ‘accompagnare', un amore per le armonie più ardite e un attenzione particolare all'intonazione – anche di intervalli complessi -, una certa libertà espressiva rispetto al segno scritto.

Cristina Zavalloni: Sito Ufficiale - Myspace.