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Francesco Camattini: fine della storia e rinascita del mito (intervista)

Articolo di: Gian Luca Barbieri; pubblicato il 30/06/2009 alle ore 17:56:31.

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Francesco Camattini e' un pregevole cantautore di Parma che abbiamo seguito nella sua evoluzione musicale dagli esordi fino all'ultimo album ''Fine della storia''. Nell'intervista l'artista approfondisce il rapporto tra musica e parola.

Francesco Camattini - Fine della storia - cd cover

Francesco Camattini è un pregevole cantautore di Parma, che abbiamo seguito nella sua evoluzione musicale, dal suo cd d'esordio "Le nove stagioni" del 1999, attraverso "Ormeggi" del 2003, fino all'ultimo "Fine della storia" (edito da Radar di Perugia), che ha come sottotitolo "Cronache di un viaggio tra canzoni e ricordi". Un disco curato nei minimi dettagli, suggestivo, in cui la musica e le parole costituiscono un'entità dinamica che nasce dalla stesso nucleo interiore e dalle stesse esigenze espressive e comunicative. Un disco privo di retorica e pieno di poesia.

Tra i tanti musicisti che l'accompagnano in questo viaggio, Alessandro Sgobbio al pianoforte, Giorgio Sclavo, Niccolò Bossini (chitarrista di Ligabue), Alessandro Corradi, Jimmy Villotti (già chitarrista di Paolo Conte) e Cesare Vincenti alla chitarra, Enrico Lazzarini (per tanti anni con Vinicio Capossela) e Glauco Zuppiroli al contrabbasso, Max Pieri e Paolo Mazzoni alla batteria e percussioni, Marco Massarenti al basso elettrico, Antonio Marangolo, Achille Succi, Daniele Giardina, Alberto Orlandi, Roberto Ughetti e Marco Catelli ai fiati, Gregorio Buti al violoncello. L'abbiamo intervistato.

Partirei chiedendoti in che direzione si è orientata la ricerca musicale dal tuo esordio discografico fino a questo cd, "Fine della storia".

E' una domanda epocale ma tento di risponderti: cerco sempre e innanzitutto la Sincerità. Mi metto davanti allo specchio (per dire che mi pongo la questione interiormente) e mi chiedo: "Ho davvero l'esigenza di cantare quanto scrivo, di comunicarlo ad altri?". Prima di tutto verifico che ciò che desidero dire sia una esigenza profonda e vitale e non sia un mio esercizio estetico compiaciuto né un "desiderio di affermazione personale". Se questi ultimi sono i motori, allora mi dico: "Sei sulla strada sbagliata: smetti!". Noi artisti abbiamo il dovere morale di essere sinceri, prima di tutto nell'esplorare ciò che ci spinge a scrivere. Per questo sono convinto che non farò mai successo, ma mi guadagnerò la stima delle persone intelligenti. Il percorso che sto facendo è un atto di sincerità nei confronti di me stesso e di chi ascolta. So che pecco di presunzione ma è quello che penso. Certo nel primo disco non l'avevo messo a fuoco ma oggi ho ben presente che la retorica è il nemico più subdolo, la vanità quello più forte.

Una curiosità sulla copertina del tuo disco: sulla fronte e sul retro ci sono due immagini, due dettagli, fortemente suggestivi, due particolari di disegni colorati, credo, con pastelli a cera. Puoi spiegare il significato di questa scelta?

La copertina in realtà è un particolare di un'opera di Rossana Capasso, un'illustratrice che stimo molto. In effetti c'è la "materia" dei pastelli. Rossana ha realizzato la copertina ispirata ad una canzone del disco che è "La verità ti prego sull'amore": la canzone cita il titolo di una lirica di Hauden leggermente rimaneggiato, mentre il ritornello invece cita testualmente la lirica . Era fondamentale per me sapere che chi si occupava della grafica aveva a cuore il progetto musicale e letterario.

Il titolo, "Fine della storia". Alludi alla Storia con la maiuscola, oppure ad una storia particolare? Non è che il riferimento è alla tua "storia" musicale?

Alludo alle storie, alle favole che vivono di stereotipi e di immagini preconfezionate: tutti dovremmo prenderci la responsabilità di "vedere" cosa sta dietro ogni facciata; spesso si nascondono bugie. Un esempio tragico lo vediamo nei pregiudizi sull'alterità: ci sono correnti politiche che cavalcano questa balorda abitudine alla superficialità che deve essere combattuta. Per questo invito tutti a inventare qualcosa di nuovo oltre l'immagine fissa che si siamo fatti delle cose: dei migranti, dei politici, dell'amore, della convivenza civile.

Riparto dalla canzone "Fine della storia". Mi hanno colpito molto i riferimenti alle favole, che vengono capovolte, stravolte rispetto agli originali. Puoi spiegarne il motivo?

Vedi sopra: il titolo è una dichiarazione di intenti: bisogna dichiarare finita l'epoca delle favole intese come luoghi comuni che impediscono la vera comprensione della realtà. Fine della superficialità insomma. Il lupo ha un suo curriculum che va approfondito e Cappuccetto Rosso non dev'essere per forza una brava ragazzina. Occorre forzare il "benpensantismo" e arrivare a combattere chi vuole raccontarci delle "storie", chi pretende di dirci che saremo fuori dalla crisi con un po' di pazienza. Dobbiamo ri-pensare il mondo e invocare il senso ri-voluzionario dei miti non quello reazionario.

"Il traghetto di Caronte": un testo che necessita di qualche chiarimento, con quei richiami letterari affascinanti...

La letteratura è necessaria. Non ho il gusto della citazione ma mi piace inserire alcuni microframmenti di poesie e testi fondamentali per dare il segnale che la letteratura continua, che l'antico ri-nasce nel nuovo e che la lingua stessa è una sorta di lunga ed ininterrotta citazione.

"Eco e Narciso" colpisce soprattutto per l'uso del latino. Puoi spiegare i motivi di questa idea quanto meno insolita? Forse un'allusione al fatto che la storia sia attualizzabile?

E' una citazione testuale dalle Metamorfosi di Ovidio: quando Eco si vede rifiutata da Narciso, per me una parte molto toccante. Naturalmente ho "piegato" tutti gli accenti metrici alla musicalità. Una licenza poetica che mi piace essermi preso. Il mito è sempre attuale e trae la sua forza dalle immagini collettive che abbiamo in qualche modo depositate nell'anima. Il mito di ieri forse ci permette di conoscere meglio l'anima dell'uomo di oggi.

"Poco reparo" e "Que es la vida" citano Calderon de la Barca. Non è che il sogno costituisce una sorta di leit-motiv del tuo disco, e forse, perché no, della tua visione del mondo?

Il sogno è uno stato della realtà: non credo che le due cose siano divisibili. Ma ciò che mi ha colpito de "La vita è sogno" è il rapporto che c'è tra padre e figlio. Il padre che inizialmente vorrebbe uccidere il figlio, ma cambia idea, lo grazia ma gli infligge una tremenda prigionia. Il figlio a causa del padre non distingue il sogno dalla veglia. E' importante sapere quando si è svegli e quando si sta sognando: a noi sembra sempre di saperlo ma non credo sia così semplice.

"La caduta" ha un arrangiamento particolare, affidato ai Musici di Parma. Per quale motivo hai fatto una scelta così impegnativa?

E' impegnativa la scelta del tema, cioè di cantare di un angelo -forse il più bello- che precipita per mancanza di affetto da parte dell'onnipotente. Il tema intenso ha "chiamato" una intensa orchestrazione che potrebbe sembrare un po' cupa ma che credo non abbia la pretesa di prendersi troppo sul serio.

E ora concluderei lasciandoti lo spazio che desideri per mettere a fuoco qualche argomento che le mie domande non hanno evidenziato.

Sto lavorando ad un'opera collettiva con Alessandro Sgobbio ed Enrico Lazzarini dal titolo "Clava contro Clava": il nostro presente è caratterizzato da difficoltà di orientamento etico, disordine sociale e mancanza di autorità spirituali che guidino e indirizzino il nostro agire; in questo clima si inserisce il tema della Clava, cioè di una violenza primordiale legata alla sopravvivenza, violenza autentica di una società che oggi viene chiamata primitiva ma che provocatoriamente andrebbe rivalutata, quantomeno confrontata con il presente: era senza dubbio una società più sostenibile ecologicamente; era una società dove si svolgevano i compiti necessari. Un nostro immaginario antenato, attraverso un andirivieni tra presente e passato potrebbe mostrarci quanto l'età della pietra fosse più evoluta della contemporaneità. Facendo un gioco di sottrazione sul cosa è più e meno "civile": cosa rimane del presente?

Video: La verita' ti prego sull'amore

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