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Shabada' Orchestra: dall'Are' Rock Festival al primo album (intervista)

Articolo di: Pier Giorgio Tegagni; pubblicato il 07/07/2009 alle ore 13:34:27.

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Tra i sei finalisti della terza edizione dell'Are' Rock Festival troviamo la Shabada' Orchestra: una band di ''meridional ska folk'' di recente formazione con profonde radici nella musica mediterranea che propone una fresca ''macedonia'' di ritmi e storie contagiose.

Shabadà Orchestra

Coincidenze e casualità sono l'inizio della Shabadà Orchestra: nascono come formazione durante le vacanze estive, registrano un demo di ska/folk/rock con quattro brani freschi, godibili ed energici, partecipano alla terza edizione dell'Arè Rock Festival, il concorso nazionale per band emergenti organizzato dall'associazione culturale Europa Giovane di Barletta e vinto l'anno scorso dalla Fame di Camilla e quest'anno da Erica Mou, ed a sorpresa arrivano tra la rosa dei sei finalisti e si esibiscono nella serata del 27 giugno, prima del concerto di Max Gazzè.

Coincidenze e casualità sono l'inizio, ma questa meritata affermazione mette in luce anche il talento di Marino Alaimo (chitarra e voce), Armando Penta (fisarmonica), Roberto De Simone (basso), Luca Mele (sax) e Lucio Castracani (batteria e percussioni), un talento naturale, con profonde radici nella musica mediterranea, aperto a nuove contaminazioni e dotato di una gradevole ironia che dona leggerezza e divertimento in chi li ascolta. Ora gli Shabadà stanno lavorando al primo album… dopo il caso la conferma? Abbiamo intervistato Marino Alaimo per conoscerli meglio.

Com'è nato il progetto Shabadà Orchestra e quali sono le radici della vostra musica?

Il progetto Shabadà nasce in vacanza, nell'agosto 2008, in un momento di totale relax; tra le tende di un campeggio del profondo sud con strumenti musicali alla mano nelle lunghe attese pre-cena. Nacquero i primi pezzi, poi l'idea di una band. Non ci furono molti qui pro quo su quello che avremmo o no dovuto proporre, né a livello musicale né a livello di immagine, poche chiacchiere, semplicemente quello che ci piace e che ci va, nella più totale spontaneità. Sono state poi le comuni origini meridionali ed il comune approccio al modo di voler fare musica a connotare le nostre sonorità...... dunque, se di radici musicali si vuole parlare queste sono sicuramente da ricercare in tutto ciò che è latino, viscerale, meridionale ed in quanto tale mai chiuso al nuovo e sempre con la coscienza precisa di chi si è.

Vi definite una band "meridional ska folk" puntualizzando le vostre origini meridionali ed in particolare di Napoli, cosa significa questo per voi e che rapporti avete con l'eterogeneo ambiente musicale napoletano ed in particolare con il mito di "Carosone"?

Ci definiamo in questo modo perché c'era l'esigenza di classificare ciò che si stava facendo.... non siamo sicuramente una band ska-folk comunemente intesa, per cui abbiamo aggettivato e.... l'aggettivo che meglio ci sembrava identificare il genere fu "meridional" che non si riferisce tanto al nostro sentirci napoletani quanto al nostro essere profondamente legati alla cultura del sud del mondo alla quale, sicuramente, Napoli ha offerto e continua ad offrire molto. Carosone è di certo uno degli esponenti più importanti della cultura cui ci riferiamo.....ironico nei testi, fuse perfettamente tradizione e innovazione in una mistura che dopo svariati decenni è ancora validissima..... ringraziamo le nostre famiglie per avercelo fatto conoscere!

Nelle vostre canzoni raccontate di "storie napoletane" in chiave ironica, una sorta di combat folk al contrario, invece di mostrare il "muso duro" evidenziate il lato assurdo delle situazioni, perché questa scelta?

Abbiamo scelto di intraprendere questa strada perché vogliamo ci si convinca che l'essere seriosi non significa essere seri e che, viceversa, il saper sorridere non significa necessariamente essere disinteressati ai problemi che attanagliano la nostra società..... citando il testo di una nostra canzone ispirata alle disavventure con gli istituti di recupero credito: "la risata.....quella, non si può pignorare!"....... e teniamocela cara!

Avete partecipato all'Arè Rock Festival fino ad entrare nella rosa dei sei finalisti, parlateci di questa esperienza e quali orizzonti vi ha aperto.

L'Arè Rock Festival è stata un'esperienza positiva ed importantissima, ci ha dato la possibilità di incontrare e conoscere ottimi musicisti provenienti da tutta Italia e di confrontarci con una struttura organizzativa seria e professionale. All'inizio di questa esperienza non ci si aspettava di poter arrivare alle fasi finali, il livello delle bands in gara era alto e noi eravamo la band di più recente formazione..... questo spiega per quale ragione noi si consideri l'aver suonato su un palco di quelle dimensioni, dinnanzi un pubblico così numeroso e nella parte di serata precedente al concerto di Max Gazzè una vera e propria vittoria. Per quanto riguarda gli orizzonti l'Arè più che averne creati di nuovi ha rafforzato i vecchi....... ci vogliamo provare e ora lo facciamo con un pochetto di convinzione in più.

State ultimando la registrazione del vostro primo album, potete anticiparci qualcosa al riguardo e quali programmi avete nell'immediato futuro?

Le registrazioni procedono e non vanno proprio di buona lena in quanto, trattandosi di un'autoproduzione, il suo procedere è strettamente collegato alla quantità di denaro che si ha da investirci..... ma non molliamo! Il progetto prevede all'incirca una dozzina di tracce che spazieranno tra generi e tematiche diverse, nell'accezione originale del termine sarà una "patchanka".... una macedonia riuscita bene.... ci si augura! Nell'immediato ci si sta preparando ad una serie di concerti nel periodo estivo, prevalentemente in Calabria, e alla partecipazione ad altri festival per band emergenti... stiamo a guardare!! Nel frattempo colgo l'occasione per salutare e ringraziare, a nome di tutta la Shabadà Orchestra, gli organizzatori e i partners dell'Arè rock festival.

Shabadà Orchestra: Myspace.